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Dobbiamo evitare una catastrofe umanitaria

Diari dall'Afghanistan, #3
Riflessioni della Direttrice WFP in Afghanistan. "Sul campo, davanti ai nostri occhi, si presenta una crisi umanitaria di incredibili proporzioni. Una crisi che si è aggravata, in complessità e in grandezza, da quando i taleban hanno completato la conquista dell’Afghanistan entrando a Kabul".
, Mary Ellen McGroarty, Direttrice WFP in Afghanistan 

La partenza dei militari stranieri dall’Afghanistan segna la fine di un altro capitolo nella turbolenta storia del paese. Le scene di caos all’aeroporto, con le persone che cercavano di imbarcarsi sugli aerei e il terrificante attentato suicida raccontano del sentimento di disperazione e di abbandono che molti afghani provano in questi giorni. 

shepherds and sheep in Afghanistan
Foto: WFP/Andrew Quilty

Lontano da queste scene, però, ci sono milioni e milioni di bambini, donne e uomini che, in tutto il paese, vivono sul precipizio della sopravvivenza. I loro nemici sono le malattie, il disastro e la miseria. 

Sul campo, davanti ai nostri occhi, si presenta una crisi umanitaria di incredibili proporzioni. Una crisi che si è aggravata, in complessità e in grandezza, da quando i taleban hanno completato la conquista dell’Afghanistan entrando a Kabul. 

Lo scorso anno, il numero di vittime civili ha toccato il record. Centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato le proprie case. La rapida conquista talebana delle città ha messo fine a molti combattimenti con le forze governative, ma persistono incertezza e anarchia. 

Il COVID-19, pur non facendo notizia, continua a mettere a dura prova i sistemi sanitari e a paralizzare i mezzi di sostentamento, anche se i test e le cure sono diminuite. 

La siccità sta di nuovo seminando angoscia in tutto il paese. Gli agricoltori hanno perso il 40 per cento del loro raccolto. Il bestiame è allo stremo. I pozzi sono asciutti, i bambini percorrono chilometri per portare acqua che, spesso, non è potabile. Oltre la metà delle famiglie afghane vive di agricoltura. Senza il raccolto, svaniscono anche le possibilità di avere cibo e lavoro. 

Un persona su tre, in Afghanistan, vive nell’insicurezza alimentare. Si tratta di 14 milioni di persone che vanno a dormire a stomaco vuoto. 

È proprio in questo periodo dell’anno che le famiglie povere cominciano a vedere esaurirsi cibo e denaro. La stagione di magra, quest’anno, inizierà in anticipo e si preannuncia più dura della precedente. L’assistenza del WFP sarà l’unica fonte di cibo per molti sfollati nei campi, per chi vive in zone di montagna, per le comunità di agricoltori e, nelle città, per i poveri i cui miseri guadagni sono diminuiti per la pandemia e, ora, per la crisi economica che sta strangolando il paese.

In questi tempi di straordinaria difficoltà, le famiglie sono costrette a prendere decisioni disperate. I genitori si indebitano per acquistare cibo, oppure saltano i pasti. Lasciano le proprie case per cercare lavoro e soccorsi umanitari. 

Al WFP, sapevamo che il 2021 sarebbe stato un anno complicato. Avevamo previsto di raggiungere 14 milioni di persone con cibo, contanti, interventi nutrizionali, assistenza per i mezzi di sostentamento, il 30 per cento in più rispetto allo scorso anno. Nei primi sei mesi del 2021, il WFP ha fornito assistenza alimentare e nutrizionale a 5,5 milioni di persone. 

Ora, ci si presenta davanti lo scenario peggiore. Alle porte, una versione ancora più grave della fame, con le scorte che scarseggiano e i prezzi che si impennano. Con le banche chiuse, anche la classe media ha problemi ad acquistare cibo o pagare le medicine. Il budget del governo, che dipendeva quasi interamente dal sostegno internazionale allo sviluppo, è paralizzato. 

Nonostante incredibili difficiltà, le distribuzioni del WFP sono continuate in quasi tutte le zone dove abbiamo uffici, inclusi Faizabad, Mazar-i-Sharif, Jalalabad, Kandahar e Kabul. Dal 15 agosto, il WFP ha raggiunto oltre 150.000 persone con cibo, aiutando nella prevenzione e nella cura della malnutrizione per madri e bambini. Di recente, hanno attraversato i valichi di frontiera 600 tonnellate di cibo e dozzine di nuovi camion del WFP.

Il lavoro del WFP si basa sui principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e, soprattutto, indipendenza operativa. Continueranno ad essere le nostre guide, qui in Afghanistan come altrove. 

Insieme alla comunità internazionale nel suo complesso, è necessario agire ora se si vuole rispondere tempestivamente ai crescenti bisogni nel paese.

Noi ci concentreremo sull’assistenza alimentare e nutrizionale di emergenza, quella che salva le vite. Tra poche settimane, si esauriranno le nostre scorte di farina, sarà poi la volta dei piselli, dell’olio per cucinare, e poi degli alimenti terapeutici per madri e bambini malnutriti. 

L’inverno si avvicina a grandi passi ed è iniziata la corsa per posizionare il cibo in punti strategici del paese, cibo che deve essere distribuito alle comunità prima che arrivi la neve e blocchi le strade. Entro la fine dell’anno, abbiamo bisogno di 200 milioni di dollari per rispondere ai bisogni. 

Se gli aiuti non arrivano in tempo, è facile che ancora più famiglie faranno di tutto per cercarlo. E se questo accade, potremmo vedere un numero di profughi ben maggiore rispetto a quelli che abbiamo visto all’aeroporto internazionale di Kabul. 

Tutto quello che siamo riusciti a fare, l’abbiamo fatto con i nostri partner sul campo, i donatori, le agenzie ONU e grazie alla dedizione del personale WFP. Per i nostri colleghi afghani questo è un momento di estrema difficoltà. Il loro impegno nell’azione umanitaria merita il nostro incondizionato sostegno. 

Chiediamo ai nostri partner di mostrare al popolo afghano che neanche loro li hanno abbandonati. La disperazione e il buio non devono sommergere il cuore della vecchia via della seta. Aiutiamoli ad evitarlo.  

*Articolo pubblicato su La Stampa il 6 settembre 2021.

Leggi il primo e il secondo episodio de Diari dall'Afghanistan.

 

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