“Abbiamo perso tutto”, dal Sudan si cerca rifugio in Ciad
Quando i soldati sono arrivati nel suo villaggio in Sudan, Aicha Madar è fuggita con sua figlia Fatima, unendosi a migliaia di persone che hanno attraversato il confine con il Ciad orientale.
"Hanno bruciato tutto", racconta Aicha, tenendo la figlia in braccio mentre è seduta con un gruppo di persone anch'esse rifugiate.
"Lì abbiamo perso tutto e qui, qui non abbiamo niente", dice Aicha. "Andiamo nella boscaglia per fare dei fasci di legna da vendere."
Aicha è tra le decine di migliaia di rifugiati sudanesi che sono fuggiti dalla recente recrudescenza di violenza nel loro paese - numeri che potrebbero aumentare fino a raggiungere 270.000 persone o anche più, avvertono le Nazioni Unite.
La maggior parte si sta dirigendo verso il Sud Sudan e il Ciad, paesi già alle prese con alcuni dei livelli di fame più alti del mondo, che rischiano di aggravarsi ulteriormente mentre i disordini del Sudan bloccano il vitale commercio transfrontaliero e fanno impennare i prezzi dei prodotti alimentari.
E questi non sono i soli campanelli d'allarme. In Ciad, l'afflusso di rifugiati avviene settimane prima dell'inizio della stagione di magra tra i raccolti, che si stima lascerà circa 1,9 milioni di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare.
Le piogge battenti che arrivano più o meno nello stesso periodo minacciano di trasformare quelle che ora sono distese di deserto in fiumi, mettendo in pericolo la fornitura di necessaria assistenza alimentare ai rifugiati e ad altri gruppi vulnerabili.
"È una tempesta perfetta", dice Pierre Honnorat, Direttore e Rappresentante del WFP in Ciad. “La stagione di magra inizia a giugno. Come anche la stagione delle piogge che isolerà tutte quelle regioni”.
Nel frattempo, una penuria di finanziamenti potrebbe costringere il WFP a interrompere la sua assistenza a tutti i rifugiati in Ciad già dal mese prossimo, aggiunge Honnorat. Si tratta di più di 450.000 rifugiati che da tempo sono nel paese, la maggior parte dei quali sono sudanesi. Già questo mese, il WFP è stato costretto a dimezzare il numero di rifugiati e sfollati interni che prevedeva di assistere nel paese.
"Non ci sono soldi per assistere tutti loro", dice Honnorat.
Aumentano i prezzi, diminuiscono i fondi
L'ultima ondata di richiedenti asilo sudanesi - molti dei quali bambini e donne come Aicha - provengono da zone di confine, anche se molti potrebbero presto arrivare da più lontano. Molti di loro avevano con sé una piccola scorta di cibo che si è presto esaurito.
Anche se il Ciad ha chiuso il suo confine con il Sudan a seguito dei combattimenti scoppiati all'inizio di questo mese, i rifugiati come Aicha possono ancora attraversare il confine in diversi punti, rimanendo vicini alla frontiera. Seduti o dormendo sotto gli alberi che a malapena offrono una protezione dal caldo torrido e dal sole.
“Preferiamo restare qui per il momento e vedere come si evolve la situazione”, dice Ali Adam Ibrahim, che ha lasciato il Sudan dopo essere venuto a conoscenza degli scontri nella capitale Khartoum.
Il WFP sta fornendo assistenza alimentare ai nuovi arrivati: sorgo, legumi, olio e sale sufficienti per sfamare circa 20.000 persone per un mese. Ma senza nuovi fondi in arrivo - e con la possibilità che si aggiungano altre decine di migliaia di rifugiati sudanesi - la situazione rischia di diventare disastrosa.
L'UNHCR (l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) stima che fino a 100.000 rifugiati sudanesi potrebbero arrivare in Ciad nelle prossime settimane e altri 170.000 potrebbero rifugiarsi in Sud Sudan.
Nel frattempo, la chiusura delle frontiere ha bloccato le principali esportazioni alimentari dal Sudan verso i paesi vicini.
Questo ha determinato, insieme all'afflusso di rifugiati, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari locali. Vicino al confine del Ciad con il Sudan, ad esempio, il prezzo di un chilo di sorgo è aumentato del 50 per cento in una settimana, spiega Honnorat.
"L'impatto non si sentirà solo vicino al confine", aggiunge Honnorat. “Ma in tutto il Ciad orientale. Dal Sudan arrivavano molte merci come cereali e zucchero”.
Honnorat teme che nelle prossime settimane, se arriveranno altri rifugiati e le piogge, verranno a mancare sia il cibo, già scarso nei mercati locali, che i fondi per l'assistenza alimentare del WFP.
"Siamo in una corsa contro il tempo", continua Honnorat. “Dobbiamo preposizionare il cibo immediatamente, perché sappiamo che sarà una situazione terribile. Quello che non sappiamo è quante persone potranno arrivare”.
Il WFP ha urgente bisogno di almeno 145,6 milioni di dollari per continuare a sostenere i rifugiati appena arrivati e quelli già presenti in Ciad, insieme alle comunità ospitanti. Senza questi fondi, la loro sicurezza alimentare e nutrizionale - e la loro sicurezza - subiranno un ulteriore peggioramento.