WFP a Gaza: per poter intervenire c'è bisogno di un lungo cessate il fuoco che porti alla pace"
Corinne Fleischer, Direttrice regionale del WFP per il Medio Oriente, il Nord Africa e l'Europa orientale, descrive Gaza come "una situazione terribile, terribile e che sta peggiorando".
Nelle ultime due settimane, 21 punti di distribuzione alimentare del World Food Programme (WFP) sono stati chiusi a causa degli ordini di evacuazione. "Secondo l'UNRWA (l'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi), l'86 per cento della Striscia è sotto un ordine di evacuazione", spiega Fleischer in una videochiamata dal suo ufficio al Cairo,dopo che a luglio ha visitato Gaza.
"Ci sono due milioni di persone stipate nel 14 per cento del territorio".
‘"Non riusciamo a fare entrare a Gaza quello che avevamo programmato per il mese perché mancano sufficienti valichi aperti. C'è bisogno di aprire tutti i valichi e di farli lavorare a pieno regime".
Con i continui ordini di evacuazione che costringono il WFP a spostare i siti di distribuzione alimentare, diventa difficile raggiungere con precisione i gruppi più vulnerabili. Il WFP fornisce cibo pronto all'uso, pasti caldi e supporto nutrizionale alle donne che allattano e ai bambini piccoli.
"Supportiamo i partner in quasi 80 cucine comunitarie, dove i pasti vengono cucinati, confezionati e distribuiti alle persone nei campi", spiega Fleischer.
Evitare la carestia
Era dicembre 2023 l'ultima volta che Fleischer era stata a Gaza. "Allora c'era da pensare a come far entrare il cibo a Gaza, e questo è vero anche oggi", dice Fleischer. "Ora, però, esiste una vera e propria operazione WFP sul campo". Il nostro principale risultato? "Abbiamo contribuito a impedire che si verificasse una carestia su vasta scala" risponde Fleischer.
Attualmente ci sono circa 500.000 persone al livello 5 dell'IPC, quello di catastrofe, cioè il grado più alto di insicurezza alimentare nello standard globale per la misurazione dell'insicurezza alimentare. Meno di quanti erano all'inizio del 2024, cioè 1,1 milioni di persone, più della metà della popolazione di Gaza.
Fleischer vuole sottolineare gli impatti positivi delle forniture umanitarie che riescono ad arrivare.
"Al momento, non portiamo abbastanza cibo a Gaza", afferma. "Non riusciamo a fare entrare a Gaza quello che avevamo programmato per il mese perché mancano sufficienti valichi aperti. C'è bisogno di aprire tutti i valichi e di farli lavorare a pieno regime".
"Le operazioni sono molto complicate. Lavoriamo in una zona di guerra. Le strade sono distrutte. Ci sono attese di ore ai posti di blocco per il via libera per muoversi".
Il WFP, racconta Fleischer, lavora anche per sostenere la più ampia comunità umanitaria. "Siamo alla guida del Logistics Cluster (il meccanismo di coordinamento interagenzia) e supportando i partner nel portare la loro assistenza umanitaria attraverso il corridoio della Giordania. Stiamo ricevendo i loro beni a nord, al valico di Zikim. Li stiamo aiutando a Kerem Shalom. Anche, ovviamente, con le forniture di carburante".
Come descriverebbe la situazione a Gaza in questo momento?
"Le persone chiedono di uscire, ma non possono farlo", dice. "Sono terribilmente esausti. Non c'è spazio: ci sono tende improvvisate a vista d'occhio, fino al mare. Le strade sono piene di gente".
Nel frattempo, la distruzione dei sistemi fognari, la mancanza di acqua e di gestione dei rifiuti significa che malattie come l'epatite A, che si sta diffondendo tra i bambini, possono peggiorare ancora di più.
Spostarsi a Gaza
E per quanto riguarda la sicurezza del personale del WFP? "Siamo fortunati che non sia successo nulla al nostro fantastico staff. Sono più di 200 i membri dello staff dell'UNRWA uccisi", dice Fleischer. "E questo non è assolutamente accettabile".
"Abbiamo degli straordinari addetti alla sicurezza che ci segnalano i rischi da evitare, in modo che si possa continuare a fare il nostro lavoro in sicurezza e che in sicurezza le famiglie possano accedere alla nostra assistenza.
"Ma i rischi sono alti. Molto alti. I proiettili non sono lontani dai nostri convogli. Siamo lì a riparare le strade. Siamo lì a muoverci con i nostri camion. Siamo lì a raggiungere le persone. Ed è molto pericoloso".
Pensando al futuro, il settore privato ha un ruolo da svolgere, sostiene Fleischer: si prenda ad esempio la riapertura dei negozi.
"Se pensi a un'ancora di salvezza, alla speranza o a un senso di normalità, è sicuramente quando il pane torna ad essere disponibile nei negozi". Alcuni panifici hanno riaperto con il supporto del WFP. "I panifici hanno bisogno di farina di grano, lievito e anche carburante, ed è qui che entriamo in gioco noi".
Migliorare l'apporto nutritivo
Nel sud di Gaza, "i prodotti alimentari di base stanno lentamente ritornando nei mercati. Si possono effettivamente trovare verdure e frutta, ma poiché i prezzi sono alti, rimangono fuori dalla portata della maggior parte delle persone", spiega Fleischer.
"E in ogni caso, le persone non hanno contanti. Non c'è lavoro. Anche il nostro personale ci dice: 'Abbiamo uno stipendio, ma non possiamo accedere ai contanti'".
Fleischer spera che gli sforzi umanitari raggiungano una fase in cui le persone "smettano di mangiare quello che hanno mangiato negli ultimi nove mesi", servirebbe, infatti, diversificare i regimi alimentari che ancora dipendono fortemente dal cibo in scatola (fornito dal WFP) e da qualsiasi cosa le persone riescano a procurarsi.
Corinne Fleischer sostiene che l'obiettivo è quello di colmare la distanza tra "ciò di cui le persone hanno bisogno per una dieta varia, ciò che noi forniamo e ciò che è presente sul mercato... mettendo il potere d'acquisto nelle mani delle famiglie".
Il WFP ha dato incarico ai negozi, che prima della guerra utilizzavano i voucher del WFP per fornire cibo alle persone, di riconvertirsi in punti di distribuzione per l'assistenza.
"La commissione che ricevono i negozianti consente loro di pagare i propri dipendenti, creare posti di lavoro o mantenerli attivi, e di rimanere aperti".
Qual è la sua più grande paura per Gaza?
"Che non ci sia una fine a questa guerra", risponde Fleischer. "Che si continui con sempre meno spazio a disposizione della popolazione che non ha più un posto dove tornare. E anche se tornassero a nord, dove potrebbero andare?"
"E' stato tutto raso al suolo. Non ci sono case, è tutto distrutto. Abbiamo bisogno di un lungo cessate il fuoco che porti alla pace così che si possa intervenire".
Fleischer, che ha prestato servizio con il WFP in Darfur e in Siria, aggiunge: "Non ho mai visto questo livello di distruzione. Ospedali e cliniche sono distrutti, impianti di lavorazione alimentare sono distrutti. Tutto è distrutto".
"Il nostro personale di Gaza è, ovviamente, nella stessa situazione di tutti gli altri, di tutte quelle persone che non hanno un posto dove andare: non c'è più spazio a Gaza, e non c'è un posto sicuro".
Alla domanda se ci fosse stato qualcosa di positivo che ha visto, nel corso della sua ultima recente visita, Fleischer risponde: "C'è questo atteggiamento di non arrendersi mai, da parte delle persone, delle famiglie che assistiamo".
"Non riesco a credere che i bambini ti corrano ancora incontro ridendo. Probabilmente vedono in noi la speranza che tutto questo finirà, un segno che non sono stati dimenticati".