In fuga da Idlib. “Un viaggio tra i più pericolosi al mondo”
Più di 900mila persone sono in movimento nel nord ovest della Siria a causa dei combattimenti che spingono le famiglie sempre più a nord. Il World Food Programme (WFP) sta sostenendo gli sfollati del conflitto. E' possibile contribuire, donando ora.
"Le persone che ho incontrato erano chiaramente angosciate, quando ho chiesto se stavano bene quasi non riuscivano a rispondere", racconta Nuha, un inviata sul campo di una delle organizzazioni partner del WFP nel nord-ovest della Siria.
Nuha lavora senza sosta per assistere le centinaia di migliaia di persone che, da dicembre scorso, fuggono da Idlib a causa di un'escalation nelle violenze.
"La situazione nel governatorato di Idlib è terribile, oltre ogni immaginazione", dice Nuha. "Nelle ultime due settimane abbiamo visto migliaia di famiglie fuggire dalle loro case e dalle loro città spostandosi verso nord, cercando di raggiungere i campi vicino al confine turco. Questo è uno dei viaggi più pericolosi che una persona può fare per salvarsi la vita".
Le famiglie che provengono dal nord ovest della Siria hanno preso quello che potevano — come ad esempio un lavandino da cucina, una pila di materassi e i piccoli oggetti di una vita — lo hanno caricato sui veicoli e abbandonato le proprie case in pieno inverno. L'ottanta per cento degli sfollati sono donne e bambini. Molti vivono all'addiaccio, con temperature notturne che sfiorano il rischio di congelamento.
"Ti spezza il cuore vedere bambini che dormono sul fango bagnato. Abbiamo lavorato ore e ore cercando di trovare materassi e coperte per loro", dice Nuha.
"Molte delle famiglie appena arrivate vicino a Jabal Al Zawieh hanno messo su delle tende di fortuna usando dei panni e alcune coperture in plastica che non possono però proteggerle dal forte freddo", aggiunge. "Il padre di una famiglia mi ha detto che non aveva soldi per pagare il trasporto sul camion, e ha dovuto lasciare i suoi mobili all'autista".
La stanchezza, la paura, il freddo, la mancanza di un riparo e l'incertezza costringono le famiglie a prendere decisioni inimmaginabili: rimanere nei campi e dormire al gelo, o tornare a casa con il rischio di violenze?
Per le famiglie e il personale delle Organizzazioni non governative sul campo, la situazione è pericolosa e imprevedibile, con missili che continuano a cadere e le linee del fronte che cambiano rapidamente. Le organizzazioni partner del WFP spostano regolarmente i punti di distribuzione del cibo in modo che siano lontani dal conflitto, al fine di garantire la sicurezza di staff e beneficiari. Alcuni operatori umanitari stanno diventando essi stessi degli sfollati.
"Ci sono ingorghi senza precedenti, non solo per il gran numero di persone in fuga sui veicoli", spiega Nuha, "ma anche per i numerosi bombardamenti che bloccano il traffico per ore".
Per molti, questo non è il primo spostamento. Idlib era una zona sicura dove migliaia di famiglie avevano trovato una casa, dopo essere fuggite dalla violenza che imperversa in varie parti del paese, in conflitto da nove anni. Erano già estremamente vulnerabili, e ora trovare uno luogo sicuro sta diventando sempre più difficile.
Lavorando a stretto contatto con i partner, a gennaio il WFP è riuscito a fornire pasti pronti a più di 221.000 famiglie sfollate in tutto il nord-ovest della Siria, dove fornisce anche assistenza alimentare mensile a 1,1 milioni di persone.
"Ora il numero di nuovi sfollati è superiore a quelli che possiamo assistere", dice Nuha. "Qualche giorno fa ho incontrato un pediatra all'ospedale di Danah. Mi ha detto che il numero di casi di asma che arrivano all'ospedale da quando il conflitto è ricominciato è senza precedenti. Alcuni bambini hanno le dita delle mani e dei piedi blu a causa del freddo. Il medico era preoccupato per la mancanza di carburante che manda avanti i generatori dell'ospedale, e ha detto che ne servono urgentemente altri per continuare a curare i pazienti".
"Le persone hanno perso la speranza di trovare un posto sicuro dove stare. Tutto ciò che vogliono è la fine di questa guerra per poter tornare nelle proprie case".