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Rapporto sulle crisi alimentari: bisogni mai così alti, anche prima della guerra in Ucraina

Uno studio di diverse agenzie evoca un cambiamento di direzione per un miglioramento in prevenzione, anticipazione e targeting. Per rispondere al meglio alle cause all'origine delle crisi alimentari.
, James Belgrave
Ehtiopia
Etiopia: distribuzione di cibo nella regione Afar ad agosto. Foto: WFP/Claire Nevill 

Continua a crescere in modo allarmante il numero di persone che vivono nell'insicurezza alimentare acuta e che hanno bisogno di assistenza alimentare urgente e salvavita, oltre che di sostegno ai mezzi di sostentamento. Lo riporta il Global Report on Food Crises, un nuovo rapporto uscito recentemente, che conferma che, mai come ora, sia urgente fare fronte alle cause all'origine delle crisi alimentari, invece che solamente rispondervi dopo che queste si verificano. 

Per insicurezza alimentare acuta si intende quando una persona non riesce a consumare cibo adeguato e ciò mette a rischio immediato la sua vita o i suoi mezzi di sostentamento. Si differenzia dalla fame cronica, che si verifica quando una persona per un lungo periodo non riesce ad assumere cibo sufficiente che le permetta di avere una vita sana ed attiva. 

Pubblicato dal Global Network Against Food Crises – una allenza di agenzie ONU che include il World Food Programme (WFP), l'Unione Europea, enti governativi e non governativi - il rapporto evidenzia chiaramente l'entità delle sfide poste.  

Nel 2021, circa 193 milioni di persone, in 53 paesi o territori, hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori, secondo lo standard globale per la misurazione dell'insicurezza alimentare, chiamato Integrated Food Security Phase Classification (IPC).

Si tratta di un drammatico aumento di circa il 25 per cento - 38 milioni di persone - rispetto alle cifre già record del 2020. 

Food assistance South Sudan
Sud Sudan: lo stato di Jonglei è un'area di forte preoccupazione per il WFP.  Foto: WFP/Theresa Piorr

Tra queste, 570.000 persone, tra Etiopia, Sud Sudan, Madagascar del Sud e Yemen, rientravano nei livelli più gravi della scala di classificazione dell'insicurezza alimentare acuta (livelli IPC5 o di catastrofe/carestia), e hanno avuto bisogno di un'azione urgente per evitare un diffuso collasso dei mezzi di sostentamento, fame e morte. 

Se si guarda ai 39 paesi o territori che compaiono in tutte le edizioni del rapporto, il numero di persone che si trova nei livelli di crisi o peggiori (IPC3 o più alto - il livello massimo è IPC5) è quasi raddoppiato tra il 2016 e il 2021, con una crescita stabile annuale dal 2018. Queste preoccupanti tendenze sono il risultato di fattori multipli che si intrecciano tra loro, dai conflitti alla crisi climatica, dalle crisi economiche a quelle sanitarie con le cause di fondo rappresentate da povertà e disuguaglianza. 

Il rapporto conferma che i conflitti rimangono la principale causa dell'insicurezza alimentare. Le analisi non includono gli impatti del conflitto in Ucraina, tuttavia si evidenzia come la guerra abbia già messo a nudo la natura interconnessa e la fragilità dei sistemi alimentari globali, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e nutrizionale globale. 

Ethiopia:: A WFP food distribution in Dabat in the Amhara region

I paesi che già affrontano alti liveli di fame acuta sono particolarmente vulnerabili ai rischi della situazione nell'Europa dell'Est, specificamente dovuti alla loro forte dipendenza dalle importazioni di cibo e beni agricoli e alla vulnerabilità agli aumenti dei prezzi alimentari mondiali. 

Il rapporto illustra la necessità di dare maggiore priorità all'agricoltura dei piccoli coltivatori come risposta umanitaria in prima linea, per superare i problemi di accesso e come soluzione per invertire le tendenze negative di lungo termine. Inoltre, il rapporto esamina come le cause all'origine della fame possano essere affrontate con la promozione di cambiamenti strutturali nella distribuzione dei finanziamenti esterni, così che l'assistenza umanitaria possa ridursi nel tempo attraverso investimenti a lungo  termine nello sviluppo.

Allo stesso modo, un importante contributo alla costruzione della resilienza e alla ripresa può venire da un più forte approccio coordinato, teso ad assicurare che le attività umanitarie, di sviluppo e di peacekeeping siano effettuate in una maniera olistica e coordinata, evitando di alimentare ulteriormente conflitti come conseguenza non voluta. 

In una dichiarazione congiunta di Unione europea, FAO,  WFP, insieme a USAID e Banca Mondiale, si legge: "La situazione attuale richiede un'azione su scala verso approcci integrati nella prevenzione, anticipazione e migliore targeting al fine di affrontare in maniera sostenibile le cause all'origine delle crisi alimentari, inclusi la povertà rurale strutturale, la marginalizzazione, la crescita della popolazione e la fragilità dei sistemi alimentari". 

I NUMBERI del  WFP

2022 – l'anno dei bisogni senza precedenti  

  • Negli 81 paesi in cui opera il WFP, si prevede che la fame acuta  colpisca ulteriori 47 milioni di persone se dovesse continuare il conflitto in Ucraina. Si tratta di un aumento del 17 per cento, con la crescita maggiore nell'Africa sub-sahariana. 
  • All'inizio dell'anno, erano già 276 milioni le persone che vivevano con la fame acuta negli 81 paesi in cui è presente il WFP, un dato record che ha visto un aumento di 126 milioni di persone rispetto ai tempi pre-pandemia.
  • Secondo il WFP, almeno 44 milioni di persone, in 38 paesi, sono sull'orlo della carestia. I bisogni globali complessivi per l'assistenza umanitaria continuano a crescere e sono oggi più alti che mai. Nel 2019 erano 27 milioni di persone. 
  • Circa 730.000 persone si trovano in una condizione simile alla carestia (IPC5). Circa 400.000 tra loro vivono in parti dell'Etiopia colpita dalla crisi tigrina - il numero più alto registrato dai tempi della carestia in Somalia del 2011 - con i rimanenti che si trovano in Yemen, Sud Sudan e Somalia. 

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