‘Cari abitanti di questo mondo…’: due bambine yemenite ci scrivono
Per la Giornata mondiale dell'Infanzia, due lettere di Elaf e Amina, sfollate con le proprie famiglie in Yemen, ci ricordano cosa succede nel loro mondo. Di Annabel Symington
Una generazione di bambine e bambini in Yemen — dove il World Food Programme (WFP) fornisce assistenza alimentare ad oltre 13 milioni di persone- sta crescendo conoscendo solo la guerra. Quasi un bambino su quattro soffre di grave malnutrizione, in alcune aree del paese devastato da un conflitto che dura da oltre cinque anni. Oltre due milioni di bambini non vanno a scuola.
In occasione della Giornata mondiale dell'Infanzia, abbiamo chiesto a due bambine sfollate di spiegarci, a parole loro, come vedono la propria vita.
mi chiamo Elaf. Ho 10 anni. Ho tre sorelle, un fratello, una mamma e un papà.
Quando la guerra è iniziata, non avevo ancora sei anni. Non sapevo che la paura che vivevamo tutti i giorni si chiamasse guerra. Mi ricordo che mi nascondevo, a casa, dal rumore che facevano i proiettili e i missili. Ogni giorno vedevamo molte persone che morivano, ma non capivo il perché.
Siamo scappati da Hodeidah, non abbiamo portato nulla con noi, abbiamo lasciato la nostra casa, i nostri vestiti, i giocattoli. Siamo arrivati ad Aden, ma non abbiamo una casa, neanche l'elettricità. Viviamo in una tenda. Ho avuto fame. Sentivo un dolore nello stomaco che mi faceva piangere.
Prima della guerra, avevo una vita normale, era carino. Avevo delle cose carine ma quando siamo fuggiti, non ho potuto portarle con me. E ora non le possiamo ricomprare.
Riusciamo a comprare il cibo soprattutto grazie all'assistenza del WFP. Con questa assistenza, possiamo anche comprare altre cose come i grembiuli per la scuola, i quaderni e le matite. Ci paghiamo anche il pulmino della scuola. E le medicine, se qualcuno si ammala. Il mio cibo preferito è il pollo arrosto ma costa troppo così non lo mangiamo più.
Mi piacerebbe che le persone fuori dallo Yemen ascoltassero quello che dico così capirebbero la nostra situazione e come viviamo. I miei sogni sono cambiati molto, da quando c'è la guerra. Avevo una casa, andavo in una buona scuola, avevo tutto quello che volevo. Ora ho paura che succeda qualcosa di brutto alla mia famiglia o che non riesca a finire la scuola. Andare a scuola mi servirà a costruire la mia vita e avere un futuro.
Spero che la guerra finisca e che possa tornare a casa mia. Ma ho paura che la guerra peggiorerà e che dovremo spostarci un'altra volta.
Con affetto dal campo.
Elaf
Cari abitanti di questo mondo…
Mi chiamo Amina, ho 12 anni e sono yemenita. Vado in quarta ma tra poco dovrei cominciare la quinta. Ho tre sorelle e un fratello.
Vivevamo a Hodeidah. Mi ricordo quando andavo a scuola ad Hodeidah.
Dopo la scuola, con i miei amici ci mettevamo a ripassare quello che avevamo imparato quel giorno. Poi uscivamo e giocavamo fino al tramonto. La vita era bella.
Poi però è arrivata la guerra. Avevo 7 anni quando è cominciata. Non me lo aspettavo. E' cambiato tutto. Abbiamo avuto paura. Una paura terribile. Le bombe cadevano vicine a casa nostra. Quando iniziavano i bombardamenti, correvo a rifugiarmi tra le braccia dei miei genitori.
Quando c'erano i bombardamenti, mio padre accoglieva a casa chi aveva bisogno di un rifugio. Chiamava i genitori dei bambini e diceva che i bambini erano al sicuro da noi. Sono così orgogliosa di mio papà. E' un vero eroe. Mio padre li faceva sentire come parte della nostra famiglia.
Una volta una mia compagna è stata ferita. Si chiamava Nada. L'ha colpita una scheggia e le hanno dovuto amputare una mano. Avevo chiesto di lei alla mia maestra, che mi ha raccontato cosa era successo. Sono stata così triste. Non so perché è successo questo a Nada. Le guerra non è mica colpa sua.
I bombardamenti non finivano mai. La gente cominciava a lasciare il quartiere. E poi, un giorno, papà ci ha detto che eravamo rimasti solo noi e un'altra famiglia. Così abbiamo deciso di andare via anche noi. Siamo andati a Sana'a. Quando siamo arrivati, ci siamo spostati tante volte in tanti posti diversi finché non abbiamo trovato una casa fuori dalla città. Qui è tranquillo. E' meglio non essere a Hodeidah.
Il mio cibo preferito quando ero a Hodeidah era pollo e makhlouta [un brodo di verdure], un piatto famoso a Hodeidah. Lo mangiavamo spesso. Qui a Sana'a, l'ultima volta che abbiamo mangiato il pollo è stato il mese scorso.
Qualche volta ho fame. Vado in cucina ma non c'è niente. Allora devo aspettare. Quando è arrivato il coronavirus, papà ci ha detto di non uscire di casa. Non è facile rimanere dentro casa. Abbiamo comprato del cibo in più così non dovevamo uscire. Mi mancano i compagni di classe. Vorrei davvero poter tornare a scuola.
La cosa che mi preoccupa di più è che la guerra potrebbe continuare all'infinito. Sarebbe il mio futuro. Ho più paura della guerra che del coronavirus. Con il virus, si possono prendere le precauzioni che ti proteggono. Ma dalla guerra, come ti proteggi? Ti può sempre colpire, in tanti modi.
Non sono solo le bombe. La gente soffre quando non ha più la casa. Le persone muoiono per la fame, perché non hanno abbastanza da mangiare per loro e per i figli.
Sogno che la guerra finisca e che la pace torni in Yemen. Sogno che lo Yemen torni ad essere felice.
Cari abitanti di questo mondo, per favore non dimenticatevi dello Yemen. Ricordatevi della mia lettera. Spero che nel futuro potremmo essere insieme, in pace.
Con affetto, Amina.