Sudan a due anni dall'inizio del conflitto. La fame aumenta ma i sudanesi sperano nella pace.

A Khartoum, nel quartiere Sharq Al Nil, un tempo molto frequentato, Abu Sufian usava destreggiarsi tra diversi lavori per sbarcare il lunario: riparava e costruiva mobili, e lavorava anche per l'amministrazione di un tribunale locale.
Padre di quattro figli, Abu Sufian era orgoglioso del suo lavoro – che svolgeva gratuitamente per le famiglie più povere – e col tempo divenne noto per la qualità dei suoi tavoli, sedie e credenze. Grazie al lavoro in tribunale, Abu Sufian si dedicò al servizio pubblico, presiedendo un comitato di quartiere locale.
Poi, nell'aprile del 2023, è scoppiato il conflitto a Khartoum. Proiettili e bombe hanno cominciato a piovere sul suo quartiere, sconvolgendo la sua vita e, con il diffondersi dei combattimenti in altre parti del Sudan, lacerando il paese.
"Anche dopo che ce ne siamo andati da Khartoum, la paura delle bombe è rimasta a lungo", ricorda Abu Sufian, la cui famiglia è fuggita nel Sudan orientale. La sua famiglia è tra i circa 12,5 milioni di sfollati a causa del conflitto, sia dentro che fuori il paese. "Quando penso di tornare a casa, risento il rumore delle bombe e ritorna la paura."
Il Sudan entra nel suo terzo anno di guerra, e la fame ha raggiunto livelli catastrofici. La carestia è stata confermata in 10 aree e altre 17 sono a rischio. Milioni di persone come Abu Sufian e la sua famiglia si spostano in continuazione a causa dei bombardamenti, da un rifugio temporaneo ad un altro, tutti sovraffollati.
In una nazione in cui quasi metà della popolazione soffre la fame, l'assistenza del World Food Programme (WFP) è a volte l'unica salvezza contro la fame. Oltre 13 milioni di persone in tutto il Sudan hanno ricevuto assistenza dal WFP nei due anni trascorsi dall'inizio dei combattimenti. Pur prevedendo di aumentare il supporto per raggiungere sette milioni di persone al mese entro la metà dell'anno, rimangono le enormi limitazioni finanziarie e di accesso.
"Senza assistenza immediata, soprattutto nelle aree colpite da carestia o a rischio carestia, migliaia di vite sono a rischio", dice Makena Walker, Direttrice ad interim del WFP in Sudan. "Possiamo aumentare il supporto, ma è necessario che tutte le parti garantiscano un accesso sicuro e senza ostacoli ai convogli umanitari".
Nascere in tempo di guerra

In un campo per sfollati nella città orientale di Kassala, la prima visione di 'casa' per la piccola Hinda è dall'ombra di una tenda di plastica. Sua madre Awadiya e le sue quattro sorelle ricordano ancora la loro vita prima della guerra nel Sudan centro-meridionale, mentre i primi ricordi di Hinda sono plasmati dal conflitto, un conflitto di cui non si vede la fine.
"La nostra casa è bruciata. Sono riuscita a salvare le mie figlie ma ora non abbiamo più niente", dice Awadiya, descrivendo la fuga della famiglia da El Obeid, sua città natale. "Ma sono grata", aggiunge, che ne siano uscite vive.
La famiglia di Awadiya è tra gli oltre tre milioni di persone che ricevono assistenza dal WFP ogni mese. Con il pacco alimentare del WFP, Awadiya prepara l'asida, un tradizionale porridge di sorgo sudanese, accompagnato dal mullah roub, una salsa di yogurt e lenticchie.

Queste scorte alimentari sono un'ancora di salvezza per Awadiya, che soffre di anemia dovuta alla denutrizione, situazione che rende difficile allattare la neonata Hinda. I pasti regolari sono un aiuto.
Dopo due anni in fuga, desidera solo una cosa: "la pace, così possiamo tornare a casa", dice Awadiya.
Per alcuni, la speranza di tornare sta diventando realtà. Negli ultimi mesi, i combattimenti attivi si sono gradualmente placati in alcune zone del Sudan centrale e, più di recente, nella capitale Khartoum. I sudanesi hanno festeggiato in tutto il paese e all'estero, ansiosi e fiduciosi di tornare alla vita di un tempo.
A Kassala, Dalia Abdellatif Babiker è una di loro. Dalia non sa se la casa che ha dovuto abbandonare, nella città sudorientale di Sinja, a più di 500 chilometri di distanza, sia ancora in piedi. Ciò nonostante, Dalia sale su un camion con la sua famiglia e ciò che resta dei loro averi.

"Le organizzazioni umanitarie ci hanno aiutato molto", racconta Dalia riferendosi al periodo trascorso nel campo, dove anche lei ha ricevuto aiuti alimentari dal WFP. Ma, aggiunge Dalia, "vogliamo tornare a casa, perché la situazione è migliorata".
Il sogno di tornare a casa
Per il falegname Abu Sufian, i giorni ante guerra a Khartoum sono ormai un sogno lontano. "Mi piaceva far parte della comunità e aiutare gli altri. Potevo restituire qualcosa ai miei vicini. Potevo dare il mio contributo", racconta.
La sua vita a Khartoum non è stata sempre facile, ma è stata significativa, dice Abu Sufian. Soprattutto, è riuscito a provvedere alla sua famiglia.
Oggi divide una piccola stanza con la moglie e i figli. Sono tra le le decine di famiglie stipate in un edificio diroccato nella città orientale di Wad Sharifay. Suo figlio soffre di anemia, come molti altri, e non può permettersi le cure.

Come nella sua vita prima della guerra, Abu Sufian ha assunto un ruolo di leadership in questa comunità di sfollati, facendo in modo che ci fosse acqua corrente e coordinando l'assistenza umanitaria con cui le famiglie sopravvivevano.
Sente dire che la calma è tornata nel suo quartiere di Khartoum, ma esita a tornarci, temendo caos e distruzione. Sebbene un tempo fosse stato un maestro nel riparare e ristrutturare, non sa quanto tempo ci vorrà per ricostruire la sua vita prebellica da falegname.

"Dove lavorerò? Come provvederò alla mia famiglia?" si chiede Abu Sufian. "Non c'è lavoro, non ci sono servizi, c'è solo distruzione".
Eppure, nonostante i suoi dubbi, spera ancora di potersi sedere un giorno con i suoi vecchi amici a Sharq Al Nil. Sogna di incontrarli per una tazza di chai (un tè speziato) o di caffè, dice, ripensando ai vecchi ricordi e trovando un nuovo lavoro in "una comunità stabile, dove regna la pace tra noi".
La risposta di emergenza del WFP in Sudan è resa possibile grazie ai contributi dei nostri donatori, tra cui la Banca Africana di Sviluppo, Andorra, Austria, Belgio, Canada, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Unione Europea, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, KS Relief, Kuwait, Lituania, Lussemburgo, Malta, Mohammed bin Rashid Al Maktoum Global Initiatives (MBRGI), Paesi Bassi, Norvegia, Novo Nordisk Foundation, Russia, Arabia Saudita, Corea del Sud, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Fondo Centrale di Soccorso d'Emergenza delle Nazioni Unite, Regno Unito e Stati Uniti d'America.