Rischio interruzione per le operazioni WFP in Ciad mentre i rifugiati fuggono dalle uccisioni nel Darfur
Solo negli ultimi sei mesi di conflitto in Sudan, sono fuggiti in Ciad tanti rifugiati quanti ne hanno varcato il confine nei venti anni precedenti, a partire dallo scoppio della crisi del Darfur nel 2003. Il numero totale di rifugiati in Ciad raggiunge oggi oltre un milione, con il paese che ospita una delle popolazioni di rifugiati più numerose e in rapida crescita dell’intero continente africano.
“Questa crisi dimenticata si è metastatizzata mentre gli occhi del mondo sono puntati su altre emergenze. È sconcertante, ma negli ultimi sei mesi sono fuggiti in Ciad più persone del Darfur che nei vent’anni precedenti. Non possiamo lasciare che il mondo rimanga a vedere e permetta che le nostre operazioni salvavita si fermino in Ciad”, ha detto Pierre Honnorat, Direttore WFP in Ciad.
“Puoi leggere paura e disperazione negli occhi delle persone quando passano il confine portando con sé solo storie strazianti di violenza. Collettivamente dobbiamo trovare un modo per sostenere le donne, i bambini e gli uomini che stanno sopportando tutto il peso di questa crisi. Tagliare la nostra assistenza semplicemente non è un’opzione perché avrà conseguenze indicibili per milioni di persone, mettendo a repentaglio anni di investimenti nella lotta alla fame e alla malnutrizione in Ciad”, ha aggiunto Honnorat.
La diminuzione dei finanziamenti e l’aumento degli immensi bisogni umanitari stanno costringendo il WFP a fare scelte brutali. A dicembre, il WFP sarà costretto a sospendere l’assistenza agli sfollati interni e ai rifugiati provenienti da Nigeria, Repubblica Centrafricana e Camerun a causa di fondi insufficienti. Da gennaio questa sospensione sarà estesa a 1,4 milioni di persone in tutto il Ciad, compresi i nuovi arrivati in fuga dal Sudan che non riceveranno cibo.
Milioni di persone in Ciad stanno già affrontando una grave insicurezza alimentare e malnutrizione, in particolare i bambini, a causa di un mix di calamità tra cui l’impatto della crisi climatica, la situazione economica globale che fa aumentare i prezzi di cibo e carburante, il calo della produzione agricola e le tensioni intercomunitarie. La crisi dei rifugiati in corso aumenta ulteriormente la pressione sulle comunità che soffrono di insicurezza alimentare e che già faticano ad andare avanti. Nell’agosto di quest’anno, il WFP ha potuto assistere solo un milione dei 2,3 milioni di persone previste, lasciando 1,3 milioni di persone senza assistenza nel picco della stagione magra, quando la fame è maggiore.
Grande preoccupazione desta anche la malnutrizione, con 1,36 milioni di bambini sotto i cinque anni, cioè l’8,6 per cento, che soffrono di malnutrizione. La situazione tra le comunità di rifugiati è ancora più preoccupante: secondo l’ultima valutazione di emergenza sulla sicurezza alimentare condotta nel Ciad orientale, il 90 per cento dei nuovi arrivati, il 77 per cento dei rifugiati preesistenti e il 67 per cento delle comunità locali riferiscono un consumo alimentare scarso o al limite.
“I tagli agli aiuti aprono la strada a crisi nutrizionali, crisi di instabilità e crisi di sfollamento”, ha detto Honnorat.
Una recente valutazione del WFP sulla sicurezza alimentare indica che il 40 per cento degli sfollati interni consuma poco cibo, nel 2022 erano il 14 per cento. Molti di loro ricorrono a misure disperate come la vendita dei propri averi o chiedere l’elemosina.
Per garantire il sostegno continuo alle popolazioni colpite dalla crisi in Ciad nei prossimi sei mesi, il WFP ha urgente bisogno di 185 milioni di dollari.
Nota ai giornalisti:
Immagini video disponibili contattando Jonathan.Dumont@wfp.org
Foto disponibili contattandoWFP.Media@wfp.org
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