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Un ingegnere in prima linea

Il friulano Paolo Battistin, ingegnere civile e strutturista, ci racconta la sua esperienza in prima linea con il World Food Programme per rispondere in modo rapido ed efficiente alle emergenze, ma non solo a quelle.
, WFP Italia
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Paolo Battistin, 38 anni, Senior Engineer del World Food Programme. Foto: Beatrice Neri

Sono tante e straordinarie le storie degli italiani e delle italiane, umanitari in prima linea che, per il World Food Programme e per le circa 90 milioni di persone che assiste ogni anno, affrontano emergenze in prima persona e mettono al servizio dei più deboli professionalità, esperienza, coraggio e cuore in aree spesso remote e alle volte anche pericolose. Con una sola missione: salvare vite, cambiare vite e ridare speranza ai più vulnerabili.

Inizia quindi oggi la serie "Italiani in prima linea". Perché gli operatori umanitari italiani al WFP sono tanti, sono coraggiosi e sono pronti a raccontarsi! È Paolo Battistin, ingegnere, di base a Roma, ad inaugurare la serie. Un tecnico al servizio dell'umanitario, per progettare e trovare soluzioni innovative che migliorino il lavoro dei colleghi e la vita dei nostri beneficiari.

Guarda la video intervista a Paolo Battistin:

Paolo, come sei arrivato al World Food Programme?

Ho iniziato a lavorare per il WFP nel 2010. Come tanti neolaureati ero alla ricerca di un impiego e quando ho visto un'offerta di lavoro al WFP ho deciso di candidarmi. Qualche giorno dopo ricevo una chiamata dal dipartimento di "strutture e servizi" del WFP per un colloquio. Dopodichè sono stato intervistato anche dal dipartimento di "ingegneria". Il referente di engineering di allora, dopo il colloquio, non ha esitato: "No, lui lo voglio nel mio team!". Da allora, il dipartimento è mutato molto; allora si lavorava poco sul campo, ci occupavamo principalmente di sistemi di sicurezza nei nostri uffici.

Adesso a Roma siamo circa 10 ingegneri di varie nazionalità e abbiamo 70 ingegneri sparsi nei diversi paesi in cui opera il WFP.

Nel 2010 non ero del tutto consapevole di quello che realmente faceva il WFP. Ero giovane e ho voluto provarci. Il primo giorno di lavoro, entrando negli uffici, ho guardato le bandiere blu sventolanti in cima all'edificio,con il logo delle Nazioni Unite, e ricordo di avere pensato: "Qui si deve costruire davvero qualcosa di grande."

Di cosa si occupa il dipartimento di ingegneria del WFP?

Il dipartimento di Ingegneria del WFP si occupa principalmente di progettazione e costruzione di infrastrutture a servizio dell'organizzazione, come ad esempio uffici, basi logistiche, campi rifugiati, strade, ponti, e molto altro. Inoltre, in collaborazione con altri dipartimenti del WFP, lavora con le comunità locali per aiutarle a sviluppare progetti che garantiscano loro un miglioramento dei servizi (come, per esempio, canali d'irrigazione, opere di drenaggio, cucine scolastiche). Ma il dipartimento di Ingegneria è anche in prima linea quando si parla di supporto post-emergenze umanitarie (alluvioni, terremoti, epidemie) fornendo capacità tecniche ed ingegneristiche ad-hoc per gestire le operazioni di assistenza.

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Tissi, Chad. Paolo al lavoro nella ristrutturazione della pista di atterraggio per il servizio aereo umanitario UNHAS

Perché è importante il team di ingegneria per il WFP?

È importante perchè gestisce e coordina progetti di costruzione a servizio del WFP nel mondo, garantendo alti livelli di qualità e sicurezza.

Inoltre, anche il dipartimento di ingegneria, insieme ad altri dipartimenti del WFP, entra in campo per rispondere alle emergenze. È stato un crescendo, dal 2010 con il terribile terremoto ad Haiti, ma soprattutto dal 2014 con la crisi di Ebola in Africa occidentale e poi nel 2015 in Nepal colpito da un fortissimo terremoto, nel quale ho personalmente partecipato, il WFP ha cominciato a comprendere l'importanza del supporto ingegneristico fin dal primo giorno dell'emergenza.

Da qualche anno il dipartimento di Ingegneria si occupa anche della "preparazione alle emergenze". Con gli uffici locali del WFP e in collaborazione con gli enti governativi locali, lavoriamo per sviluppare un sistema di infrastrutture necessarie per aiutare i governi a rispondere in modo efficiente e tempestivo alle possibili emergenze.

Perché è importante, per un'organizzazione che si occupa di lotta alla fame nel mondo, avere un dipartimento di ingegneria?

La predisposizione di adeguate infrastrutture civili sta assumendo un ruolo chiave per garantire la sicurezza alimentare alle persone che assistiamo. Per esempio, in Sud Sudan stiamo costruendo strade per collegare i mercati e consentire il trasferimento di merci. In Etiopia abbiamo costruito ponti e strade che hanno consentito al WFP di portare cibo a destinazione in meno di 24 ore.

Quali sono le principali sfide che la divisione di ingegneria sta affrontando o deve affrontare in un mondo dove la tecnologia sta avendo un ruolo sempre più importante?

Il WFP opera in ambienti dove la tecnologia è scarsa, la sfida più grande consiste dunque nell'adattare supporti tecnologici avanzati anche in queste zone per essere sempre più efficienti. Ad esempio in Bangladesh, nel grandissimo campo rifugiati Rohingya, a Cox's Bazar, soggetto alle alluvioni nel periodo dei monsoni, progettiamo strade, drenaggi e sistemi di raccolta e smaltimento acque, utilizzando sofware di modellazione delle alluvioni per capire dove e come potere intervenire. Spesso, però, si tratta di adattarsi alle disponibilità locali e capire come si può utilizzare al meglio la tecnologia in nostro possesso.

Secondo te quali sono le sfide per l'ingegneria nella mission del WFP e su che cosa dovrà lavorare ancora di più?

La sfida principale è quella di lavorare in ambienti dove c'è poca industrializzazione e sviluppo tecnologico. Spesso ci dobbiamo affidare alle tradizioni locali e costruire seguendo i canoni del posto, ma pur sempre mantenendo un occhio di riguardo alla sicurezza, alla qualità e all'efficienza. In ambito tecnologico abbiamo lavorato molto con l'Innovation Accelerator del WFP, con base a Monaco, per introdurre innovazioni, per valutare nuove tecnologie e nuovi sistemi. Stiamo facendo anche un grande lavoro per garantire l'efficienza energetica delle nostre sedi nel mondo.

E tu, di cosa ti occupi nello specifico?

Quando ho iniziato nel 2010 come ingegnere civile strutturista, mi occupavo di calcolo strutturale, disegno tecnico, progettazione di piccoli compound e altre cose. Ora, a distanza di 9 anni, sono un project manager, un funzionario tecnico, mi rapporto con gli uffici locali del WFP nel mondo e gestisco progetti, dalla pianificazione alla costruzione. Nelle mie missioni sul campo, ho riunioni con governi e stakeholders per discutere delle idee progettuali, della pianificazione, del budget e della sostenibilità del progetto. Sono recentemente stato in Indonesia e in Bangladesh proprio per parlare con i governi e i loro ministeri preposti alla risposta alle emergenze, per gettare le basi di un progetto di "preparazione alle emergenze".

Qual è l'esperienza più significativa che hai avuto sul campo?

Ho fatto tante missioni, ma quella più significativa e che ricorderò per sempre, è stata in Nepal, nel 2015, nell'ambito della risposta all'emergenza dopo il terremoto che colpì la capitale Katmandu e vaste zone del paese. Fu la mia prima vera e propria missione in risposta ad una calamità naturale che mise in ginocchio un paese come il Nepal.

Ricevetti una telefonata lo stesso giorno del sisma dal responsabile del mio ufficio che mi disse: "Paolo, laggiù hanno bisogno di un ingegnere strutturista!". Dodici ore dopo, ero su un aereo diretto a Katmandu. Ero talmente spaventato che ricordo di aver pensato "Ma chi me l'ha fatto fare?". Ma ero ancora più emozionato ed eccitato perché la missione era una vera sfida, ed io sarei stato il responsabile del supporto ingegneristico alle operazioni del WFP.

Per la prima volta, in modo strutturato, eravamo sul campo per gestire tutta l'attività ingegneristica. Voi vi domanderete: "e quindi cosa sei andato a fare?" Beh, essendoci stato un sisma il giorno prima, chiunque a Katmandu era preoccupato della stabilità degli edifici, anche dell'ufficio del WFP. Quindi, insieme ad un collega, come primo incarico abbiamo controllato lo stato degli uffici del WFP per valutare eventuali danni strutturali.

Dopo 8 ore dal nostro atterraggio a Katmandu, avevamo terminato l'ispezione e garantito sulla stabilità del nostro ufficio locale. A questo punto tutti i dipendenti sono potuti rientrare negli uffici e la risposta all'emergenza è iniziata senza perdere tempo prezioso. A questo è seguita l'ispezione di tutte le strutture ricettive di Katmandu per valutare la loro sicurezza strutturale, al fine di identificare le strutture più sicure per ospitare tutta la comunità internazionale delle Nazioni Unite che stava già arrivando con centinaia di aerei da tutto il mondo. Io stesso avevo la responsabilità di firmare sulla sicurezza di alcune strutture selezionate. Credetemi, sudavo dall'agitazione! Nel giro di 2/3 giorni lo staff di risposta all'emergenza del WFP, arrivato da tutto il mondo, era al completo per sostenere le attività a supporto delle comunità in difficoltà.

Da quel momento, una serie di altri interventi e progetti d'ingegneria hanno interessato le zone colpite. Abbiamo costruito centri logistici temporanei per lo stoccaggio di generi di prima necessità e cibo, altre strutture di supporto, nonchè ristabilito la funzionalità dei percorsi e sentieri per raggiungere le popolazioni rimaste isolate nei villaggi sperduti sulle montagne del Nepal a causa delle frane.

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Gibuti, Repubblica di Gibuti. Missione per lo studio di fattibilità per la costruzione di un Centro Logistico Umanitario

Un altro esempio di risposta ingegneristica all'emergenza…

La costruzione di tutti i centri per il trattamento dell'Ebola in Sierra Leone. L'organizzazione mondiale della Sanità (OMS) aveva chiesto al WFP di costruire per loro questi centri quindi noi, in collaborazione con ingegneri locali, ne abbiamo gestito la progettazione e la costruzione, che ovviamente dovevano rispondere a dei criteri speciali vista la situazione.

Sono tanti i nostri contributi alle emergenze umanitarie. Per esempio, realizziamo piste di atterraggio per UNHAS, il Servizio Aereo Umanitario delle Nazioni Unite, gestito dal WFP. In Ciad ad esempio, i voli dell'UNHAS sono praticamente giornalieri ed indispensabili per lo spostamento dello staff umanitario, ma non solo.

Su cosa stai lavorando adesso?

Al momento, insieme al mio team, ci stiamo occupando delle varie preparazioni alle emergenze. Per esempio, stiamo lavorando con i governi del Bangladesh e dell'Indonesia, per sviluppare la loro capacità di risposta immediata alle emergenze. L'intento è quello di sviluppare una rete logistica di livello statale a supporto di operazioni umanitarie per eventuali emergenze future.

O ancora, stiamo costruendo cucine per i programmi di alimentazione scolastica nelle scuole.

Stiamo facendo tanto anche a Cox's Bazar, in Bangladesh, che ospita il campo rifugiati più grande al mondo, con circa 800.000 persone. Questo campo è cresciuto a dismisura, e continua a crescere, in un ambiente che non era pronto per accogliere tutte queste persone. Inoltre, è una zona soggetta ad alluvioni e con la stagione dei monsoni il rischio di perdita di vite umane è elevato. Il WFP, in collaborazione con l'UNHCR, ha creato "SMEP Operation" (Site Maintenance Engineering Project), ): un team dedicato di ingegneri che sta gestendo lo sviluppo infrastrutturale di questa enorme "città di rifugiati".

Abbiamo costruito strade, sistemi di raccolta e pulizia delle acque, terrazzamenti, rinforzi dei versanti delle colline, ponti in acciaio per collegare le strade sopra i fiumi. Abbiamo appena finito una serie di lavori di preparazione per i prossimi monsoni; abbiamo messo in sicurezza le abitazioni dei rifugiati in modo che la gente stia a livelli più alti rispetto al livello dell'acqua durante le alluvioni, stiamo riconsolidando tutti i terrazzamenti e tutte le strade. Grazie a questo lavoro, nessuno è rimasto vittima delle ultime alluvioni!

Se si guarda al campo dall'alto, si vedono strade, drenaggi, terrazzamenti rinforzati, ponti d'acciaio. Quel campo funziona grazie a tutto il nostro supporto ingegneristico nella progettazione e nella costruzione.

Come immagini il futuro dell'ingegneria al servizio delle persone che assiste il WFP?

L'ingegneria gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento del secondo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile "Fame Zero", su cui il WFP sta lavorando con impegno. L'ingegneria lavora per ridurre i consumi energetici, costruisce strade e ponti per aiutare il dipartimento di logistica nella distribuzione di cibo e servizi, prepara i governi a rispondere con efficienza alle eventuali catastrofi.

Il dipartimento di Ingegneria cerca di creare una cornice completa di controllo qualità e progettazione, soluzioni efficienti e sicure per consegnare progetti più efficienti e garantire il successo delle operazioni.

Un futuro di espansione sicuramente.

Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere un lavoro come il tuo?

Provateci! Per fare questo lavoro devi sfidare te stesso, credere in qualcosa di più grande. Nel WFP c'è tanta ingegneria ed è tutta al servizio delle persone che assistiamo. È una sfida interessantissima, motivante, e che porta tante soddisfazioni sia sotto il profilo professionale che in quello umano. Se tu la pensi così, una piccola parte di questo futuro migliore la stai già costruendo. E da ingegneri la stiamo letteralmente costruendo!

Scopri di più sul lavoro del dipartimento di ingegneria del WFP.

Un sincero grazie a Paolo Battistin per averci dedicato parte del suo tempo a raccontarci del suo lavoro e dei suoi progetti!

Per un mondo a #FameZero.