Il WFP sostiene le donne colpite da cambiamenti climatici e fame
Con una tradizionale maschera mussiro sul volto per valorizzare la pelle, le donne si chinano a raccogliere i crostacei dalle distese fangose dell'isola di Ibo, al largo del Mozambico settentrionale. Il raccolto gocciolante, messo in secchi di plastica, verrà successivamente cotto e lavorato per la vendita, a vantaggio dei loro redditi e della loro indipendenza.
Il cielo azzurro e lo sciabordio dell'acqua dipingono un'immagine ingannevole di calma.
In realtà, queste donne hanno vissuto sia le conseguenze di una insurrezione in corso che attanaglia la regione sia, in misura crescente, le devastanti ricadute del cambiamento climatico. La Banca Mondiale stima che l’emergenza climatica potrebbe spingere verso la povertà altri 1,6 milioni di persone in questa nazione dell’Africa meridionale entro il 2050.
Eppure, non è questo ciò su cui si stanno concentrando. “Il mare ci dà qualcosa... sopravviviamo grazie al mare”, dice Salima che, come molti, è fuggita sull'isola di Ibo qualche anno fa dopo che il suo villaggio subì un attacco armato. Il suo cognome non è menzionato per motivi di sicurezza. "Questo progetto è molto importante per noi", aggiunge parlando del business dei molluschi che ha imparato con il sostegno del WFP.
Dal Mozambico alla Bolivia, le donne sono spesso le prime e le più colpite dall’impatto devastante del cambiamento climatico, che sta anche esacerbando le esistenti disuguaglianze di genere. Spesso le donne hanno meno voce in capitolo nelle decisioni sul clima. Anche la partecipazione delle donne alle conferenze sul clima delle Nazioni Unite, inclusa l’ultima COP28 a Dubai, è aumentata solo marginalmente – dal 30 al 35 per cento – negli ultimi dieci anni.
Eppure le donne sono fondamentali per qualsiasi soluzione climatica sostenibile, dicono gli esperti. Sono le più vicine alla terra, all’acqua e alle altre risorse naturali sempre più a rischio. Sono quindi loro che comprendono meglio l’importanza di preservarli.
Alluvioni e siccità
“Le donne e le ragazze stanno sopportando il peso maggiore della crisi climatica”, spiega Sibi Lawson-Marriott, consulente senior del WFP per l’Africa orientale. “Per mitigare gli impatti, noi le sosteniamo attraverso un lavoro di advocacy, di progettazione del nostro programma, e nel modo in cui indirizziamo le nostre risorse, lavorando con loro direttamente nelle comunità in cui vivono".
Nell’Africa orientale, dove inondazioni mortali hanno seguito la peggiore siccità degli ultimi decenni, il WFP sta lanciando progetti rispettosi del clima come stufe a basso impatto ambientale, ampliando l’accesso delle donne all’assicurazione climatica e ad altri servizi, e lavorando con i partner per affrontare le barriere che impediscono alle donne di avere pari controllo sulla terra e sulle altre risorse naturali.
In Asia, in luoghi come Nepal e Bangladesh, il WFP e i suoi partner forniscono alle contadine sementi più resistenti e strumenti per l’irrigazione a goccia, tra le altre cose, per adattarsi meglio alle condizioni climatiche estreme. In America Latina, aiutiamo le donne indigene a diversificare i propri mezzi di sussistenza, a sfruttare pratiche rispettose del clima tramandate di generazione in generazione e ad apprenderne di nuove.
Nell’Africa meridionale, il Mozambico è tra i paesi al mondo più vulnerabili alle condizioni meteorologiche estreme, dai potenti cicloni all’aumento delle inondazioni e della siccità, che minacciano il vitale settore agricolo del paese. La provincia settentrionale di Cabo Delgado, dove si trova l’isola di Ibo, si trova ad affrontare un’ulteriore minaccia: un conflitto in corso che ha causato centinaia di migliaia di sfollati e alimentato livelli di fame già alle stelle.
Ma un progetto del WFP, in collaborazione con il governo del Mozambico, ha dato agli sfollati e ad altre donne vulnerabili gli strumenti per guadagnarsi da vivere sull’isola di Ibo.
La formazione e le attrezzature per raccogliere e vendere molluschi, trasformare alimenti, produrre ghiaccio e gestire piccole imprese – insieme alla creazione di piccoli impianti di desalinizzazione – offrono competenze di cui le donne possono far tesoro anche se dovranno spostarsi ancora.
“L’imprenditorialità sostiene le donne nel loro processo di empowerment economico”, dice Ana Mandala, formatrice del progetto. “La conoscenza che hanno acquisito crea nuove opportunità per queste donne”.
Costruire competenze
In altre parti della regione, il WFP sviluppa anche le competenze e la resilienza delle donne agli shock climatici – dai programmi di irrigazione gestiti da donne in Malawi ai gruppi di risparmio in Zambia – che le aiutano a espandere e diversificare le attività agricole ma non solo quelle.
“Le donne sono più consapevoli di ciò che accade intorno a loro e dell’impatto dei cambiamenti climatici rispetto agli uomini”, spiega Sandra Hakim, consulente regionale per la resilienza climatica del WFP in Africa meridionale. “Forse perché hanno su di sé la responsabilità di sfamare la famiglia e sanno come questo può influire sulla sicurezza alimentare”.
In Africa orientale, il WFP sta lavorando per dare maggiore potere alle donne in modo che possano accedere con più facilità ai programmi climatici, tra cui assicurazioni, sementi resistenti alla siccità e pratiche agricole rispettose del clima, dice Lawson-Marriott del WFP.
Il WFP collabora con altre agenzie delle Nazioni Unite e partner umanitari per studiare e affrontare meglio le barriere che impediscono l’accesso delle donne alle risorse.
Qui e altrove, il WFP sta anche implementando le stufe a basso impatto energetico, che riducono i rischi per la sicurezza e i costi ambientali dovuti alla raccolta della legna da ardere da parte delle donne.
"È facile da avviare e richiede pochi investimenti", racconta l'agricoltrice keniota Alpina Korgoren, che non usa più la legna ma combustibile biogas pulito e rinnovabile. "Lo sterco di una mucca può alimentare una lampadina per un’intera giornata.”
Anche in Asia il WFP lavora per migliorare la condizione delle donne. In Nepal, le contadine stanno beneficiando di un progetto di adattamento al cambiamento climatico lanciato dal WFP e dalle autorità nepalesi. Nel Bangladesh nordoccidentale, le donne seguono un corso di formazione sulla gestione delle catastrofi, godono di assicurazioni climatiche e di iniziative di sostentamento, tra cui la coltivazione di zucche, prodotto che bene tollera la siccità.
Soluzioni indigene
In America Latina, il WFP sta lavorando con le donne che lavorano nell'agricoltura e nella pesca, oltre che in altre attività, per rafforzare la loro resilienza ai cambiamenti climatici estremi.
In Guatemala, il WFP implementa corsi di formazione per le agricoltrici che imparano a pilotare droni, come parte di un programma di monitoraggio del clima e di risposta alle catastrofi. In Perù, stiamo lavorando con donne imprenditrici in progetti volti anche a ridurre gli sprechi alimentari e a migliorare le conoscenze in ambito nutrizionale.
Nell’altopiano boliviano, un progetto del WFP aiuta le donne Uru a formare competenze per produrre e vendere prodotti artigianali come nuova fonte di reddito, dal momento che un lago da cui la comunità ha a lungo dipeso si è prosciugato a causa del cambiamento climatico. Altre iniziative si concentrano sui sistemi di utilizzo dell’acqua, come i bacini di raccolta dell’acqua piovana e i sistemi di irrigazione, insieme agli stagni per la pesca.
Molte delle persone raggiunte dal WFP, come le donne Uru, provengono da comunità indigene, per le quali la crisi climatica ha esacerbato la discriminazione e la povertà di lunga data – e la cui conoscenza, tramandata di generazione in generazione, è inestimabile.
“Le soluzioni indigene sono vitali nella lotta contro la crisi climatica”, dice Dali Angel, un giovane leader della popolazione indigena zapoteca del Messico, che lavora con il WFP per metterle in pratica in contesti colpiti da shock climatici.
“Non consideriamo l’ambiente come una risorsa economica”, aggiunge, “ma come parte della nostra vita”.