Skip to main content

Yemen: Capo del WFP lancia l'allarme sulla carestia all'orizzonte mentre il paese si avvicina sempre più alla catastrofe

Trascrizione del discorso tenuto oggi da David Beasley, Direttore esecutivo del WFP, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel corso delle consultazioni sulla crisi umanitaria in Yemen.  

NEW YORK – 

Vorrei davvero avere buone notizie. Sembra di ripetere quello che abbiamo detto nel 2018 e 2019.  Ci tengo ad essere chiaro e diretto sulla situazione perché voglio che nessuno lasci questa assemblea oggi con il dubbio sull’entità del disastro umanitario che abbiamo di fronte in Yemen.

E’ iniziato il conto alla rovescia per una catastrofe in Yemen. Le persone sono devastate da anni di fame e malnutrizione causati dal conflitto. Si tratta di una combinazione letale di violenza crescente, collasso sempre peggiore dell’economia e della valuta, e il Covid-19 che sta portando la miseria a livelli inauditi.  

Dobbiamo far aprire gli occhi al mondo, far capire cosa stiamo davvero vedendo nel disastro umanitario che si sta preparando, prima che sia troppo tardi. Se scegliamo di distogliere lo sguardo, non ho il minimo dubbio che lo Yemen precipiterà in una carestia devastante in pochi mesi.

La verità è che... ci siamo già passati, solo pochi anni fa. Ho parlato al Consiglio di Sicurezza sullo Yemen nel 2018 e poi nel 2019 insieme a Mark Lowcock. Più o meno è stata la stessa cosa. Avevamo lanciato l’allarme anche allora. A novembre del 2018 avevo parlato degli orrori che civili innocenti erano costretti a sopportare e oggi, francamente, le loro sofferenze sono ancora più motivo di pena di allora, di sempre.

Avevo sottolineato il peggioramento della crisi economica causata dal collasso del valore del Riyal yemenita. Allora, il cambio con il dollaro era a 720 Riyal. Prima della guerra era a 215. E venti anni fa, a 80. Ora, rispetto a due anni fa, è peggiorato, vale ancora meno, siamo a 844 Riyal contro il dollaro. E ci sono alcune analisi economiche che dicono che potrebbe arrivare a 1.000 Riyal. Potete immagine che tipo di impatto ciò potrebbe avere.

Avevo anche lanciato l’allarme che 12 milioni di persone erano a un passo dalla carestia. Terminai il mio discorso al Consiglio implorando, letteralmente implorando delle risorse che evitassero la carestia imminente. La buona notizia è che i leader nel mondo si fecero avanti. Molti di voi, qui oggi, le nazioni fornirono nuovi finanziamenti. E per fortuna fummo in grado di evitare allo Yemen una carestia, appena in tempo. Evitammo una carestia. Non è solo un modo di dire. Significa che abbiamo salvato delle vite umane. Le persone non morirono, come sarebbe successo se voi non vi foste fatti avanti per fare quello di cui c’era bisogno.

In due anni, da allora, molto del bel lavoro fatto è andato in fumo. E, ancora una volta, la carestia sta bussando alle porte. Vorrei spiegarvi in parte il perché.

Dal 2018, sembra che si siano spesi giorni, settimane e mesi negoziando con le autorità Ansar Allah per un accesso alle aree sotto il loro controllo, e per permessi per istituire sistemi di monitoraggio che i donatori giustamente si aspettano a fronte dei fondi versati.

Invece di concentrarci sul fare arrivare assistenza salvavita alle persone che ne avevano un disperato bisogno, abbiamo passato gli ultimi due anni a cercare di superare queste inutili ostruzioni.

Peggio ancora, gli infiniti ritardi hanno causato nei donatori una perdita di fiducia sulla nostra capacità di fare in modo che le persone che ne avevano diritto ricevessero il sostegno di cui avevano bisogno. E le contribuzioni si sono ridotte. Avevamo chiaramento spiegato alle autorità di Ansar Allah che, con l’aumento delle richieste nel mondo a causa del Covid-19 e del deterioramento dell’economia, l’ultima cosa di cui avevamo bisogno erano giochi di questo genere. Perché i donatori devono prendere decisioni su dove il denaro dei loro contribuenti viene usato con maggiore efficacia ed efficienza. Così, il risultato è stato che, ad aprile, siamo stati costretti a tagliare le razioni a nove milioni di persone che vivono nelle aree controllate dalle autorità di Ansar Allah. Potete solo immaginare cosa succede a queste persone. Non ci vuole molto. Ogni famiglia ora riceve una razione completa ogni due mesi, invece che ogni mese. E ciò è straziante.

Come ha detto Mark [Lowcock], vorrei darvi un barlume di speranza perché c’è stato un progresso giusto tre giorni fa. Domenica siamo riusciti a fare pronunciare le autorità di Ansar Allah a favore della registrazione biometrica dei beneficiari a Sana’a. Si tratta di un progetto pilota, per 150.000 beneficiari. Voglio pensare che si tratti di un importante passo avanti, un nuovo capitolo per la cooperazione tra tutte le parti in gioco in Yemen. Questo ci permetterà di potenziare e implementare la registrazione biometrica nelle aree sotto il controllo di Ansar Allah il più velocemente possibile, per dare ai donatori la fiducia necessaria a fornire ulteriori fondi.

A causa della mancanza di liquidità e del collasso dello Riyal, se riusciamo a fornire contanti attraverso il sistema biometrico, pensiamo che questo possa rappresentare un forte impulso economico immettendo liquidità in un sistema che speriamo possa stabilizzare il Riyal, almeno portarlo a circa 550 contro il dollaro, cosa che aiuterebbe a stabilizzare i prezzi del cibo. Questo non aiuterebbe solo i 13 milioni di persone che assistiamo oggi, ma finirebbe per aiutare tutta la popolazione dello Yemen di 29-30 milioni di persone.

Se riusciamo a riconquistare la fiducia dei donatori – significa immettere nel 2021 circa mezzo miliardo di dollari di liquidità nel mercato attraverso i beneficiari, che servirebbe a stabilizzare la moneta e far ripartire l’economia.

Ma Ansar Allah deve dimostrare che è pronto ad aiutarci. E possono farlo rispettando le sette pre-condizioni richieste dai donatori a febbraio 2020. Di queste sette condizioni, cinque non sono ancora state rispettate, sebbene ci siano dei piccoli progressi a riguardo.

Onestamente, queste sono cose che si dovrebbero risolvere in ore o giorni, non in settimane, mesi e anni. E non stiamo chiedendo niente di eccezionale o di nuovo, solo procedere ad una implementazione come facciamo in tutto il resto del mondo. Perché mai si dovrebbe voler ostacolare questo processo?

Spero davvero che le autorità di Ansar Allah continueranno a lavorare con noi per rispettare questi criteri e che facciano la loro parte in modo che noi si possa raccogliere i fondi che, letteralmente, significano fare la differenza tra la vita e la morte per milioni di yemeniti.

Non c’è rimasto però molto tempo. La guerra infuria su oltre 40 fronti. Le riserve di valuta straniera dello Yemen, che erano state potenziate a 2 miliardi di dollari nel 2018, ora sono di nuovo a zero. Il risultato è che il costo del cibo di base è salito alle stelle.

L’impatto sulla sicurezza alimentare è stato catastrofico. Prima del Covid-19, le analisi mostravano come, nel 2020, il numero di persone in stato di grave insicurezza alimentare poteva superare i 17 milioni di persone, su una popolazione di 29-30 milioni. Ulteriori indagini di pochi mesi fa, che hanno riguardato i distretti del sud, indicavano che l’insicurezza alimentare acuta sarebbe salita di molto, dal 25 per cento al 40 per cento della popolazione entro la fine dell’anno. Si tratta di circa 3,2 milioni di persone su 7,9 milioni dell’indagine.

Ora le ultime analisi ci dicono che la carestia è davvero una possibilità reale e pericolosa. L’allarme è scattato, e le luci non sono gialle, ma di un rosso intenso.

Non possiamo aspettare che venga presa una decisione formale sulla carestia per agire. Dobbiamo smettere di aspettare che la crisi raggiunga il culmine e poi fare solo il necessario per riportarla appena indietro dall’orlo del baratro. E’ arrivato il momento di dire basta a queste soluzioni rimediate.

Bisogna che le autorità continuino a lavorare e collaborare con noi negli sforzi per recuperare la fiducia dei donatori.

Ma abbiamo anche bisogno di un piano che sia completo e che sia finanziato, immediatamente, per evitare le carestie che si annunciano ai nostri occhi, per stabilizzare l’economia a pezzi, per sostenere lo sviluppo a lungo termine e, soprattutto, per fare pressione sulle parti in conflitto perché mettano a tacere le armi e si arrivi alla pace.

Oggi, allora, faccio appello a tutti i nostri maggiori donatori perché si facciano avanti con ulteriori finanziamenti per evitare la carestia che si profila all’orizzonte in Yemen.

Per ripristinare le razioni a tutti i beneficiari e riprendere le altre attività come il sostegno nutrizionale speciale ai bambini e alle madri che allattano, abbiamo bisogno di 2,6 miliardi di dollari per tutto il 2021.

Vorrei essere molto chiaro – per evitare la carestia nel 2021, abbiamo bisogno di 1,9 miliardi di dollari. Non possiamo spaccare il capello in quattro. Dobbiamo agire ora, se non lo facciamo, le persone moriranno.

Anche se nove milioni di persone ricevono metà razione, sui 13 milioni che assistiamo, i fondi si stanno esaurendo. A gennaio, dovremo ulteriormente tagliare le razioni per 6 milioni di persone, e poi a marzo i fondi saranno completamente finiti. Non posso neanche cominciare a descrivervi la catastrofe che ne seguirà.

Nell’oscurità che minaccia di avviluppare lo Yemen, chiedo al Consiglio di Sicurezza di dare alla popolazione di questo paese un barlume di speranza.

Vi prego, non voltate loro le spalle, non voltate le spalle alla popolazione dello Yemen. Ascoltate l’allarme che Mark [Lowcock] e io stiamo lanciando, prima che sia troppo tardi. Raccogliamo questa breve opportunità che abbiamo di evitare una carestia che sta già prendendo piede in parti del paese. Dobbiamo agire ora per queste vittime innocenti della guerra in Yemen, i bambini, le bambine, le famiglie, le donne, ci guardano chiedendoci di salvarli dalla carestia e da questa catastrofe.

Grazie.

#                                  #                                  #

Immagini video e foto.

L’agenzia ONU World Food Programme è stata insignita del Premio Nobel per la Pace 2020. Impegnata a salvare vite nelle emergenze, siamo la più grande organizzazione umanitaria al mondo la cui assistenza alimentare vuole costruire un percorso di pace, stabilità e prosperità per quanti si stanno riprendendo da conflitti, disastri e dall’impatto del cambiamento climatico.

Seguici su Twitter @wfp_it, @WFP, @WFPChief  

 

Argomenti

Yemen

Contatto

Per maggiori informazioni, contattare (nome.cognome@wfp.org):

Frances Kennedy, WFP/ Roma, +39 346 7600 806

Abeer Etefa, WFP/ Cairo, +20 10 666 34352

Tomson Phiri, WFP/ Ginevra, +41 79 842 8057

Jane Howard, WFP/ Londra, +44 (0)796 8008 474

Shaza Moghraby, WFP/New York, + 1 929 289 9867

Steve Taravella, WFP/ Washington, +1 202 770 5993