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#StopTheWaste: l’importanza di ridare valore al cibo

Se si dovesse dire quale insegnamento il periodo del lockdown ci abbia consegnato, forse tra i primi ci sarebbe il valore del cibo. Si…
, Emanuela Cutelli, WFP

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Bangladesh. Un piccolo agricoltore controlla i suoi prodotti. Foto: WFP/Sayed Asif Mahmud

Se si dovesse dire quale insegnamento il periodo del lockdown ci abbia consegnato, forse tra i primi ci sarebbe il valore del cibo. Si panificava, si facevano torte, ci si scambiava ricette, si sperimentavano piatti nuovi: il cibo è stato, per diverse settimane, la nostra piccola grande salvezza, tanto simbolica quanto fattuale.

Ci si augura che questa inedita esperienza abbia lasciato in eredità, quindi, una maggiore consapevolezza dell'importanza di non sprecare quello che la terra e la fatica dell'uomo producono, ma di usarlo con coscienza e il rispetto che merita.

Rispetto anche per i 690 milioni di persone che non hanno, oggi, cibo sufficiente o sufficientemente nutritivo per una vita sana e in salute. Un paradosso, in un mondo che produce abbastanza cibo per tutti.

Diventa quindi ancora più decisivo e moralmente necessario combattere gli sprechi alimentari, visto che quasi un terzo di tutto il cibo prodotto ogni anno viene sprecato o va perduto prima che venga consumato.

In molti paesi ricchi, gran parte dello spreco è alla fine della catena agroalimentare, cioè quando arriva nella distribuzione e nelle nostre cucine.

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Malawi. Rufina pulisce il granturco nel magazzino della cooperativa Gwiritse. Foto: WFP/Badre Bahaji

Nei paesi in via di sviluppo, invece, la perdita di cibo si verifica all'inizio della filiera, cioè al momento del raccolto. Nelle fattorie, l'inadeguatezza dei magazzini causa infestazione di insetti e comparsa di muffe. La mancanza di accesso alla tecnologia e ai mercati mortifica gli agricoltori, che sono costretti a vedere i propri raccolti marcire nei campi, mancando spesso sia la forza lavoro che gli investimenti necessari alla raccolta.

La perdita di cibo è in triste compagnia, insieme alla povertà, ai conflitti, agli shock economici e ai cambiamenti climatici, quale causa principale della fame nel mondo. Senza parlare del desolante spreco di risorse che servono alla sua produzione: terra, acqua, energia.

Qualche dato ci aiuta a comprendere meglio la situazione:

1. Un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano è sprecato o perduto a livello globale. Si tratta di circa 1,3 miliardi di tonnellate ogni anno, per un valore di circa 1.000 miliardi di dollari.

2. Tutto il cibo prodotto ma mai consumato sarebbe sufficiente a sfamare due miliardi di persone, cioè più del doppio del numero di denutriti sul pianeta.

3. Se il cibo sprecato fosse un paese, sarebbe il terzo maggiore produttore di diossido di carbonio nel mondo, dopo gli Stati Uniti e la Cina.

4. I consumatori nei paesi ricchi sprecano quasi altrettanto cibo di quanto se ne produca nell'Africa sub-sahariana ogni anno.

5. Nei paesi in via di sviluppo, il 40 per cento delle perdite avviene a livello di post raccolto e di lavorazione.

6. Nei paesi industrializzati, oltre il 40 per cento dello spreco avviene, invece, a livello dei rivenditori e dei consumatori.

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Tenere i conti e i registri in ordine aiuta a prendere decisioni appropriate e a capire che l'agricoltura ha bisogno anche di conoscenze imprenditoriali. Foto: WFP/Badre Bahaji

Dimezzare lo spreco di cibo è una delle priorità delle Nazioni Unite, come indicato in uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Obiettivi che dovrebbero guidarci nel percorso verso un mondo migliore entro il 2030.

Senza perdite di cibo, le potenzialità di guadagno e sviluppo per i milioni di piccoli agricoltori che vivono nell'insicurezza alimentare potrebbero davvero essere inimmaginabili. Il progetto ‘Zero Post-Harvest Losses' del World Food Programme aiuta gli agricoltori con corsi di formazione su pratiche di gestione e conservazione del cibo, fornendo anche consigli su come accedere ai mercati.

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Alcuni tra i prodotti coltivati negli orti comunitari in Sud Sudan, anche grazie anche al progetto "cibo in cambio di beni" del WFP. Foto: WFP/Gabriela Vivacqua

Sarà solo con uno sforzo collettivo lungo tutta la catena agroalimentare che si potrà arrivare a ridurre gli sprechi e le perdite di cibo. Le innovazioni e la tecnologia ci aiutano ma, senza una volontà condivisa, a livello istituzionale ed individuale, poco si potrà fare. Noi, nel nostro piccolo, facciamo la nostra parte. Con #StoptheWaste, per esempio. Fermiamo gli sprechi e diamo il via a una coscienza collettiva sul valore del cibo. Lo dobbiamo a noi stessi, al nostro prossimo, al nostro pianeta.

Storia pubblicata anche su The Map Report.