Sicurezza alimentare, una priorità per sempre più persone
I dati parlano chiaro: se fino a 783 milioni di persone, al mondo, ancora vivono insieme a una compagna indesiderata e indesiderabile, cioè la fame cronica, significa che qualcosa non va. Che più cose non vanno. A cominiciare dai sistemi che ci vedono tutti coinvolti, che lo si voglia o no: i sistemi alimentari. Ci siamo tutti dentro, in un modo o nell’altro, e tutti, quindi, abbiamo una responsabilità alla quale non possiamo voltare le spalle facendo finta che non ci riguardi. È questo il cuore del Summit delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment) ospitato a Roma dal 24 al 26 luglio 2023 e organizzato dall’Italia insieme alle Nazioni Unite, alle tre agenzie ONU del polo agroalimentare romano (FAO, IFAD e WFP) e al Food Systems Coordination Hub.
Quest’ultimo summit è servito a fare il punto sui progressi fatti dal 2021, anno del primo Summit sui Sistemi Alimentari in cui vennero presi impegni per accelerare e consolidarne il potere trasformativo, per la piena realizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
I sistemi alimentari sostenibili, che devono garantire a tutti la possibilità di alimentarsi in maniera sana e sostenible sulla base di tre criteri – economico, sociale e ambientale - sono soggetti a una serie di fattori di stress potenzialmente nocivi sul piano dell’efficacia e della sostenibilità. In ordine sparso: conflitti, cambiamenti climatici, degrado degli ecosistemi, instabilità economica e disparità sociali, alti prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti stanno, infatti, peggiorando la fame e la malnutrizione in molte regioni del mondo, mettendo a rischio i mezzi di sostentamento di milioni di persone e la loro capacità di avere una dieta sana e nutriente.
La crisi alimentare globale, di cui ormai si parla da circa due anni, continua a mietere vittime, a mettere in crisi i budget di governi, ad approfondire le disparità economiche e la vulnerabilità dei più fragili, a rendere il futuro più incerto per milioni di persone e a cancellare i progressi fatti fino a pochi anni fa. Il World Food Programme implementa diverse attività per la costruzione della resilienza e di sistemi alimentari sostenibili, tenendo la barra dritta verso l’obiettivo di Fame Zero nel 2030, anche se i mari che si solcano sono sempre più minacciosi e turbolenti. Crediamo, infatti, che i progetti di resilienza siano parte della soluzione alla crisi alimentare globale. Con emergenze umanitarie ricorrenti, costruire la resilienza e rafforzare i sistemi alimentari aiuta ad affrontare le cause fondanti della fame, riducendo i bisogni umanitari, migliorando i mezzi di sostentamento e, in una prospettiva a medio-lungo termine, riducendo la necessità di soccorsi di emergenza. Uno studio di USAID sulla siccità nel Corno d’Africa del 2011 ha stimato che per ogni dollaro investito nella resilienza si risparmierebbero 3 dollari nella risposta umanitaria di emergenza, per rimanere nell’ambito dei costi.
I vantaggi per le popolazioni sarebbero immensi, a cominciare da un maggiore empowerment delle donne con un migliore accesso al cibo e ai mezzi di sostentamento, anche finanziari. Un sistema alimentare è una specie di percorso a tappe del cibo, dalla preparazione del terreno alla produzione a quando arriva sulle nostre tavole, un percorso che può interrompersi o perturbarsi in un qualsiasi punto mettendo in pericolo l’intero sistema. Negli ultimi dieci anni è aumentata la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi – siccità, alluvioni, calore intenso, tempeste – mettendo in pericolo il funzionamento dei sistemi alimentari globali in tutte le tappe del percorso e, in ultima analisi, mettendo a rischio lo sviluppo globale, con un impatto potenzialmente devastante sui raccolti, sulla produttività del bestiame, sui prezzi alimentari. Circa 3,6 miliardi di persone vivono in contesti fortemente vulnerabili al cambiamento climatico, si tratta di oltre il 40 per cento della popolazione mondiale, mentre solo nel 2021 si sono attestate a 329 miliardi di dollari le perdite economiche dovute a disastri climatici.
Non si può più prescindere, dunque, da investimenti su soluzioni climatiche che, per esempio, permettano raccolti più resilienti, migliorino l’utilizzo dell’acqua con sistemi di irrigazione più efficienti o proteggano i raccolti con innovative tecniche di conservazione e immagazzinamento. Le attività del WFP, in questo vasto campo, sono molteplici e toccano ambiti quali i trasferimenti di contante, la nutrizione, le disparità di genere, la protezione sociale, l’innovazione, l’alimentazione scolastica, per citarne alcune.
Nel 2022, per esempio, abbiamo effettuato trasferimenti di contante per circa 3 miliardi di dollari a popolazioni vulnerabili in 72 paesi. Questo tipo di assistenza ha dei vantaggi diretti per le economie locali, oltre a stimolare la produzione agricola e la creazione di mezzi di sostentamento e, non da ultimo, migliorare il regime alimentare di milioni di persone. Il WFP sostiene i governi nei programmi di rafforzamento delle reti di protezione sociale, per esempio attraverso i programmi di alimentazione scolastica con cibo coltivato localmente o programmi nutrizionali. I nostri programmi di Assistenza alimentare in cambio di Beni migliorano la vita delle persone in contesti fragili perché associano l’assistenza alimentare ad attività che aiutano nella prevenzione e nell’adattamento agli shock, migliorando la produttività agricola e creando nuove strategie di sostentamento.
Il punto di forza del WFP è essere presente sul campo in maniera capillare, spesso in prima linea nelle crisi climatiche o nei conflitti, in aree remote (e spesso pericolose) e fragili, dove non sempre si trovano partner di sviluppo che sostengano gli obiettivi nazionali a lungo termine. Essere, dunque, presenti sul campo ed essere in ascolto dei bisogni delle popolazioni rappresenta un prezioso vantaggio, perché non esiste una risposta standard a fronte della varietà dei problemi. È grazie a questo approccio agile e lungimirante e agli sforzi continui nel campo dell’innovazione che, nel 2022, abbiamo raggiunto 160 milioni di persone – un record nella nostra storia di sei decenni, con i nostri programmi di emergenza e di sviluppo, in oltre 120 paesi e territori.
In cinque paesi del Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) il WFP lavora da qualche anno con governi e partner per potenziare la resilienza e l’adattamento delle comunità in un contesto di degrado degli ecosistemi, di cambiamenti climatici e fragilità dei sistemi alimentari. In coordinamento diretto con le comunità di oltre 2.500 villaggi, abbiamo riabilitato 220.000 ettari di terreno degradato, creato 2.500 ettari di orti e costruito oltre 2.000 stagni, 60 pozzi e 250 invasi di acqua. In Malawi, nel 2022 il WFP ha sostenuto 530.000 persone con tecniche di gestione della terra, dei raccolti e del bestiame e con pratiche di riforestazione: tra i successi di questo tipo di assistenza, anche il fatto che i bisogni umanitari sono diminuiti del 60 per cento. In Uganda, grazie alla promozione di tecniche agricole sostenibili, le perdite post-raccolto sono state ridotte fino al 98 per cento, con un significativo miglioramento nei redditi degli agricoltori e nella sicurezza alimentare. In Honduras, il WFP connette le organizzazioni di piccoli agricoltori con il settore pubblico e privato, aiutandole a migliorare i canali di approvvigionamento con i mercati e con altri compratori.
Se il Summit del 2021 sui sistemi alimentari ha dato inizio ad una coscienza globale sulla necessità di trasformare i sistemi alimentari attuali, se quest’ultimo Summit ha voluto fare il punto sui progressi e sulle sfide, se siamo d’accordo che vogliamo avere sistemi alimentari inclusivi ed efficienti, se vogliamo ridurre gli sprechi e le perdite di cibo attraverso investimenti in comunicazione, innovazione, tecnologie e infrastrutture, allora l’inazione non è più un’opzione. Non servirà girarsi dall’altra parte. I sistemi alimentari sono al cuore della nostra vita. I sistemi alimentari, alla fin fine, siamo noi.
Articolo pubblicato su The Map Report n.21, edizione luglio/agosto 2023