I leader mondiali: il WFP alla guida della lotta contro il Covid-19 in Africa
Leader africani e europei hanno chiesto al World Food Programme (WFP) di mettersi alla guida della risposta umanitaria al Covid-19 in Africa, invitando a una moratoria immediata sul debito e a pacchetti di emergenza sanitaria ed economica senza precedenti — altrimenti "la pandemia colpirà l'Africa in modo particolarmente duro, prolungando la crisi a livello globale".
Tra i 18 leader firmatari, anche Giuseppe Conte, Angela Merkel e Emmanuel Macron. Nella lettera, pubblicata sul Financial Times martedì 14 aprile 2020, si raccomanda un pacchetto di incentivi da 100 miliardi di dollari per il continente africano. Tra le altre firme, ci sono Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, Moussa Faki, Presidente della Commissione dell'Unione Africana, Cyril Ramaphosa, Presidente del Sudafrica.
L'obiettivo è quello di "offrire ai paesi africani lo spazio fiscale di cui hanno bisogno per dedicare più risorse sanitarie pubbliche alla lotta contro il virus, mitigandone le conseguenze economiche e sociali", si legge nella lettera. La stragrande maggioranza dei 97 milioni di persone a cui il WFP fornisce assistenza alimentare vive in Africa.
"Dobbiamo rispondere all'appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite per un'ambiziosa iniziativa umanitaria per l'Africa, basata sul Piano Globale di Risposta Umanitaria al Covid-19, e fornire cibo e forniture logistiche vitali alle comunità più colpite dai lockdowns, dalle misure di distanziamento sociale e da alti tassi di contaminazione", si spiega nella lettera dei 18 leader mondiali. "Ciò include i rifugiati, i migranti e gli sfollati".
Erika Joergensen, Direttrice regionale del WFP per l'Africa orientale, ha elogiato l'intervento dei leader mondiali. "Questo tipo di leadership, vera, disinteressata e determinata, la risolutezza e un forte appello all'azione sono vitali se vogliamo vincere la battaglia contro questa pandemia in Africa".
Joergensen ha affermato che il numero di persone che vivono nell'insicurezza alimentare, in Africa orientale, aumenterà probabilmente da 20 milioni "a 34–43 milioni nei prossimi tre mesi a causa del COVID-19 e delle sue conseguenze", aggiungendo che "i poveri che vivono nelle baraccopoli, i rifugiati nei campi, gli sfollati interni e i bambini che non vanno più a scuola perché sono chiuse, perdendo così i pasti a scuola, sono particolarmente a rischio. Non c'è tempo da perdere".
Il suo punto di vista è ripreso da Lola Castro, Direttrice regionale del WFP per l'Africa meridionale, la quale teme che il COVID-19 "peggiorerà e amplierà drammaticamente la fame, già grave ora". Lola Castro continua spiegando che, come si sa, "le persone più insicure dal punto di vista alimentare, nella regione, sono quelle che producono la maggior parte del cibo — ossia gli agricoltori di sussistenza che sono fin troppo dipendenti da una singola stagione delle piogge, sempre più irregolare, e che, in gran parte, non possono più accedere ai propri campi o ai mercati".
Lola Castro ha messo l'accento anche su una "nuova fonte di preoccupazione … le decine di milioni di persone nelle aree urbane che hanno vissuto a lungo una vita precaria e che si ritrovano improvvisamente indigenti. Noi stiamo potenziando la nostra ripsota ma abbiamo bisogno che la comunità internazionale ci sostenga".
L'Africa è una polveriera, per il COVID-19, con la debolezza dei suoi sistemi sanitari, povertà, fame e condizioni climatiche estreme.
Il successo nella lotta contro la diffusione del virus richiede uno sforzo internazionale, afferma la lettera, e invita istituzioni come la Banca Mondiale e il FMI, insieme a governi e ONG, a esaminare come potrebbero lavorare per mitigare "gli enormi costi per i sistemi sanitari, le economie e mezzi di sussistenza".
I leader hanno anche invitato l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) "a sostenere un meccanismo scientifico e politico panafricano per coordinare le competenze africane con la risposta globale al fine di garantire un'equa ripartizione di test, trattamenti e vaccini non appena saranno disponibili".
La lettera conclude: "Questa crisi ha dimostrato quanto siamo tutti interconnessi. Nessuna regione può vincere la battaglia contro il Covid-19 da sola. Se non viene sconfitto in Africa, tornerà a perseguitarci tutti. Dobbiamo quindi lavorare insieme, anche con i nostri partner del G7 e del G20, per porre fine alla pandemia ovunque e per costruire sistemi sanitari resilienti e proteggere le nostre popolazioni in futuro".
Martedì 14 aprile 2020 il WFP ha inaugurato l'Hub Umanitario di Addis Abeba, che rientra nell'iniziativa delle Nazioni Unite per aumentare gli approvvigionamenti e la distribuzione di DPI e forniture mediche in risposta al COVID-19, con la guida e il sostegno del governo dell'Etiopia.
Un team di 25 membri del personale aeronautico e logistico del WFP gestisce le operazioni 24 ore su 24 dalla loro sede all'aeroporto internazionale di Bole, in Etiopia. In collaborazione con i Centri Africani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Africa Centres for Disease Control and Prevention), il WFP gestisce l'organizzazione degli spazi nel deposito per merci di vario tipo, mentre l'Ethiopian Airlines è responsabile della maggior parte dei piani dei voli che trasportano attrezzature mediche e protettive in tutta l'Africa.
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