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Dalla Siria al Myanmar, il prezzo della sopravvivenza

L'aumento dei prezzi alimentari peggiora le condizioni dei più vulnerabili, dalla Siria al Myanmar, dal Libano ad Haiti.
, di Emanuela Cutelli
bambina siriana con del pane
Una bambina siriana mangia del pane. WFP/Khudr Alissa

Scelte impossibili

Milioni di siriani vivono il dramma di queste scelte che è quasi un eufemismo definire difficili. Scelte impossibili, piuttosto. Che nessun genitore dovrebbe mai porsi. Eppure, 12,4 milioni di siriani, circa il 60 per cento della popolazione totale, soffre la fame e l’insicurezza alimentare, il doppio rispetto al 2018. Nell’ultimo anno, circa 4,5 milioni di siriani in più si sono aggiunti al numero di quanti a stento riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Nell’ultimo anno. Fermiamoci qui.

Perché molte cose sono successe, nell’ultimo anno, in tutto il mondo. Covid-19, crisi economica e sociale, aumento delle disuguaglianze e della fame, proteste sociali, sostegni record dei governi nazionali (quelli che possono), opinioni pubbliche stremate, tassi di disoccupazione in fortissima crescita – con le donne a farne le spese maggiori, fame e insicurezza alimentare diffusa (non solo nei paesi in via di sviluppo), rischio di carestie, incertezze sul futuro con le giovani generazioni in cerca di una speranza che non sia solo tale. Se il quadro è drammatico un po’ ovunque, nei paesi più fragili il termometro della crisi vira sul rosso.

un piatto di legumi
Un piatto di legumi. WFP/Rocio Franco

Prezzi del cibo alle stelle

Un elemento che comincia a delinearsi con preoccupante frequenza riguarda l’aumento dei prezzi del cibo. Sempre nell’ultimo anno, i prezzi del cibo, in Siria, sono aumentati di oltre il 200 per cento. Le famiglie dicono che la vita non è stata così difficile neanche negli anni peggiori del conflitto, raccontano di non mangiare carne o frutta da mesi perché i prezzi del cibo di base sono schizzati alle stelle e sono oramai fuori dalla loro portata. Per 1,3 milioni di siriani, l’assistenza alimentare del WFP significa, semplicemente, la sopravvivenza.

Non c’è solo la Siria a soffrire delle conseguenze degli aumenti dei prezzi dei beni alimentari. In Libano, dove più della metà della popolazione vive in povertà e la cui economia, oramai al collasso, è molto legata a quella siriana, i prezzi del cibo crescono ogni giorno e sono arrivati a superare il 400 per cento di aumento. Nel sud-est asiatico, a Myanmar, i prezzi in aumento del cibo e del carburante avvengono in un contesto in cui si registra la quasi paralisi del settore bancario, una riduzione delle rimesse e una diffusa limitazione della disponibilità di contante. A soffirne, le famiglie più vulnerabili. Afghanistan, Etiopia, Haiti, Indonesia, Brasile, la lista è lunga. In questi contesti, il WFP fornisce, nei paesi in cui opera, assistenza in contanti, per aiutare le famiglie a ritrovare un minimo di normalità, affinché non si trovino a dover affrontare scelte impossibili.

Il faro di Fame Zero

L’accesso al cibo, l’istruzione, la cura della salute dovrebbero essere conquiste consolidate ovunque. Non sempre è così. Non ovunque è così. Il percorso verso Fame Zero è accidentato ma la luce in fondo al tunnel, per quanto tenue, deve diventare il nostro faro, guidarci verso una ripresa sostenibile, resiliente, inclusiva, illuminare le nostre speranze e riscaldare i nostri cuori verso i più deboli e i più fragili.

 

Articolo uscito su The Map Report.