Africa meridionale, raccolti bruciati e fame per la siccità causata da El Niño
Una mappa dei livelli di umidità del suolo – realizzata dall’Osservatorio della Terra della NASA – fa sembrare l’Africa meridionale il polmone di una persona che necessita di cure mediche urgenti. Le macchie rosse indicano la siccità più grave, causata dal fenomeno meteorologico di El Niño, un fenomeno devastante, a lenta insorgenza, arrivato a giugno 2023, che ha lasciato dietro di sé campi aridi e un aumento della fame “acuta”.
La soluzione è semplice. “Abbiamo bisogno di irrigazione”, dice Menghestab Haile, Direttore regionale WFP per l'Africa meridionale, sottolineando che la richiesta di risorse e finanziamenti del WFP è rimasta inascoltata all'inizio di quest'anno. “Acqua, acqua, acqua: se avessimo avuto le risorse per ampliare i sistemi di irrigazione, gli agricoltori avrebbero potuto produrre più cibo”.
Sebbene si tratti di un fenomeno naturale – un’interruzione dei ritmi delle precipitazioni causata dal riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico orientale – El Niño è l’ultimo evento in una regione regolarmente colpita da condizioni meteorologiche estreme causate dai cambiamenti climatici.
Dall’Angola allo Zimbabwe, El Niño ha fatto inaridire terreni normalmente fertili, interrompendo la produzione di cibo di base come il mais. Questo ha gravemente ridotto l’accesso delle persone al cibo mentre le scorte diminuivano e i prezzi schizzavano alle stelle.
‘El Niño colpisce molto di più donne e ragazze’
Il bestiame, bene prezioso e caro, è morto. Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno dichiarato lo stato di emergenza nazionale dopo che le piogge previste per novembre e dicembre non sono arrivate, e i raccolti di gennaio e febbraio sono andati perduti.
“I governi stanno facendo del loro meglio ma non riescono a gestire uno shock di questa portata”, spiega Haile. “Fare appello alla comunità internazionale non è una decisione presa alla leggera: è un segno della gravità della situazione”. Significa che "è troppo" anche per le misure di prevenzione come le assicurazioni sui raccolti.
Quasi cinque milioni di persone nei paesi più colpiti hanno bisogno di assistenza. Quantità limitate di cibo sono immagazzinate in paesi come la Tanzania e il Sudafrica, ma non sono neanche lontanamente sufficienti. Lo Zambia dovrebbe essere un “granaio” per i paesi vicini, ma anch’esso dipende fortemente dall’agricoltura pluviale, “quindi non ci sono riserve”, dice Haile. Negli ultimi mesi, il numero di persone che il WFP mira a raggiungere è più che raddoppiato, passando da 475.000 a un milione di persone. Il paese sta anche cercando di importare cibo da fuori regione, ma il processo potrebbe richiedere dai tre ai quattro mesi.
In un video pubblicato sull’account X (ex Twitter) del WFP Zambia, Mervis Sheleni, a capo di un gruppo di risparmio femminile nel distretto di Rufunsa, parla di come i progetti di resilienza per i piccoli agricoltori come lei siano stati colpiti.
“Nel 2023 vendevamo i nostri raccolti di zucche, arachidi e altri prodotti lungo le strade, ma la situazione non è più la stessa a causa della siccità”, ha detto. “I risparmi non sono più gli stessi neanche per quanti prima riuscivano a risparmiare tanto. Anche se ottenessi un prestito collettivo... il rimborso sarebbe un problema perché manca il raccolto.”
Haile aggiunge che, durante i periodi di siccità, le donne sono maggiormente esposte ai rischi poiché spetta loro lasciare la sicurezza delle loro case “per percorrere miglia e miglia in cerca di legna e cibo”, mentre le ragazze sono le prime ad abbandonare la scuola per aiutare in famiglia. “El Niño colpisce in modo sproporzionato donne e ragazze”.
Il WFP ha urgente bisogno di 409 milioni di dollari per fornire assistenza critica nei prossimi sei mesi. Il problema è che non potranno esserci finanziamenti finché non avremo “un numero condiviso su quante persone saranno colpite”, afferma Haile.
“Allora sapremo di quanto cibo avremo bisogno e per quanto tempo”. Questi numeri, tuttavia, non saranno disponibili fino alla fine di maggio o giugno. “Non possiamo aspettare”, dice Haile.
Paul Turnbull, Direttore WFP in Malawi – paese che vede la maggiore risposta del WFP al fenomeno El Niño nell’Africa meridionale – è d’accordo. “Dobbiamo darci da fare adesso mentre c’è ancora tempo per agire”, dice. "Stiamo cercando di giocare d'anticipo organizzando le importazioni il prima possibile."
Secondo il governo sono stati colpiti i raccolti di circa due milioni di famiglie di contadini. “Ciò equivale a circa nove milioni di persone su 20 milioni in Malawi – una percentuale superiore al 40 per cento della popolazione che avevamo previsto”, afferma Turnbull.
Il WFP mira a raggiungere due milioni di persone in Malawi. “Nei centri sanitari stiamo assistendo a un aumento dei casi di malnutrizione acuta moderata e grave ”, continua Turnbull.
“Nel bel mezzo della stagione di magra, a novembre, abbiamo scoperto che nove famiglie su dieci, in Malawi, stavano adottando strategie negative di adattamento: gli adulti non mangiavano per far mangiare i figli, le persone vendevano cose che normalmente avrebbero usato per scopi produttivi .”
‘Possiamo evitare una catastrofe alimentare per le famiglie più colpite, ma il tempo non gioca a favore’
Turnbull aggiunge che, nel 2024, “ci sarà molta pressione sul sistema logistico, in particolare sui porti” a livello regionale. Anche in una buona annata, i porti diventano piuttosto congestionati con carichi di fertilizzanti nel periodo che precede la stagione della semina, cioè verso ottobre-novembre.
“Serve quindi molto coordinamento e impegno per far arrivare il cibo necessario agli altri paesi colpiti nella regione attraverso i porti e nei paesi stessi”.
Senza una risposta collettiva urgente, Menghestab Haile teme conseguenze indicibili.“Se non ci fosse cibo nei paesi vicini, cosa accadrebbe alla Repubblica Democratica del Congo?” dice, aggiungendo che gli sfollati nel paese, devastato dal conflitto, dipendono dalle importazioni di cibo dei paesi vicini.
“In questa fase, dobbiamo ancora stabilire quanti si stanno spostando dalle aree rurali a quelle urbane, ma di sicuro le persone si sposteranno”, aggiunge Haile. “Quando non hai nulla dove vivi, e lo abbiamo visto in altri luoghi, quando non c’è cibo, allora le persone partono, perché pensano che potrebbe esserci qualcosa di meglio nelle aree urbane. Ed è per questo che anche i governi iniziano presto ad organizzarsi”.
Per quanto questa situazione evidenzi l’importanza dei programmi di resilienza, come l’alimentazione scolastica, che incoraggiano le persone a non lasciare le proprie case e villaggi, gli aiuti di emergenza devono avere la priorità.
“Possiamo evitare una catastrofe alimentare per le famiglie più colpite, ma il tempo non gioca a favore”, dice Turnbull del WFP Malawi. “Chiedo alla comunità internazionale di farsi avanti adesso e aiutarci a salvare vite umane”.
“Dobbiamo affrontare la situazione di emergenza ora, ma è la resilienza la strada da percorrere, quella cioè a lungo termine, se vogliamo rafforzarla e ridurre il numero di persone che necessitano di soccorso nella stagione di magra".
Solo allora la mappa dell'Africa meridionale avrà un aspetto migliore.