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Sei milioni e mezzo di nord coreani a rischio hanno ancora disperato bisogno di aiuti alimentari

Pyongyang, 27-01-05 (comunicato stampa) - Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ha comunicato che nel 2005 avrà bisogno di 500.000 tonnellate di beni, valutabili in 202 milioni di dollari statunitensi, per assistere sei milioni e mezzo di Nord Coreani con gravi problemi di fame.

“La Repubblica Democratica della Corea deve ancora risolvere seri problemi relativi a forti carenze alimentari nel mezzo di un processo di diversificazione della propria economia. Il nostro scopo è quello di alleviare lo shock delle persone più a rischio durante questo periodo di transizione,” ha detto Richard Ragan, direttore nazionale del PAM con base a Pyongyang. “Milioni di bambini, donne e persone anziane riescono a malapena a sopravvivere perché non hanno né la quantità né la qualità di nutrimento del quale avrebbero bisogno.”

Anche se si prevede che la produzione interna di cereali debba crescere del 2,5 per cento fino a raggiungere 4,24 tonnellate nell’anno commerciale 2004/05 (novembre/ottobre), questa rimarrà ben al di sotto del minimo richiesto di 5,13 milioni di tonnellate, secondo una stima recente del PAM e della sua agenzia sorella delle Nazioni Unite, la FAO.

Due terzi dei 23,7 milioni di abitanti sono dipendenti dal Sistema di Distribuzione Governativo (PDS). Il PDS fornisce ai suoi beneficiari, che vivono prevalentemente in aree urbane, razioni alimentari sovvenzionate dallo Stato che sono state, di recente, ridotte a 250 grammi di alimenti base al giorno. Questa quantità basta a coprire solo la metà del fabbisogno calorico di una persona.

La situazione dei soggetti più a rischio è aggravata da un processo di riconverisone economica che ha comportato vertiginose crescite dei prezzi di mercato degli alimenti di base, e redditi notevolmente più bassi per milioni di operai che hanno perso il posto di lavoro o che lavorano part-time.

Circa il 70 per cento delle famiglie assistite dal PDS non è ancora in grado di soddisfare il proprio bisogno giornaliero di calorie. Nel 2004, i prezzi di mercato dei cereali sono triplicati. Prima della fine dell’anno, un chilo di riso costava il 20 per cento di un salario medio.

I metodi tradizionali di sopravvivenza – l’allevamento di animali, la coltivazione di orti familiari e di appezzamenti di terreno sulle colline, la raccolta di cibo selvatico e gli aiuti di parenti – si combinano ad altre attività generatrici di reddito su scala ridotta, soprattutto piccoli scambi commerciali e servizi, permessi grazie a un allentamento delle restrizioni per le imprese private e semi private.

Nel 2004, il WFP ha fornito cibo a sei milioni e mezzo di persone al costo di 171 milioni di dollari. Da settembre 2004, il PAM ha ricevuto donazioni sufficienti a soddisfare i bisogni alimentari di tutti suoi beneficiari. In passato, tuttavia, gli interventi del PAM hanno dovuto affrontare periodici e sensibili gap nella raccolta di fondi che hanno ridotto a meno di tre milioni il numero di persone alle quali è giunto l’aiuto alimentare.

“Le riserve esistenti e gli impegni presi ci permetteranno di fornire razioni complete di cereali ai nostri beneficiari solo fino a giugno,” ha detto Ragan. “Ma se non interverranno nuove donazioni, gli stessi tagli nella distribuzione che hanno funestato le nostre operazioni negli ultimi tre anni, deprivando milioni di persone di assistenza vitale per lunghi periodi, saranno inevitabili.”

Le operazioni previste dal PAM per il 2005 dovrebbero poter sfamare 6,5 milioni di persone – lo stesso numero del 2004. Il gruppo più rilevante al quale è destinato l’intervento del PAM è rappresentato dai 2,7 milioni di bambini in asili nido, scuole materne e orfanotrofi il cui fabbisogno alimentare è, generalmente, coperto completamente o in larga parte dal PAM. Le razioni alimentari comprendono cereali, legumi e olio vegetale, così come vitamine e miscele arricchite di vitamine, biscotti e pasta. I bambini negli ospedali riceveranno lo stesso tipo di aiuti.

Anche un numero stimato di 300.000 donne incinte o che allattano riceveranno una gamma di aiuti alimentari predisposti per venire incontro alle loro particolari necessità nutrizionali.

L’analisi degli aspetti legati alla sicurezza alimentare conferma che le persone anziane, dipendenti dal PDS, sono fra le categorie maggiormente a rischio. Per questo il PAM prevede di assistere, quest’anno, oltre 900.000 di loro, compresi i malati cronici e i disabili, chi ha perduto un coniuge e le coppie che vivono da sole.

L’agenzia continuerà a fornire sostegno alle famiglie più povere che vivono in aree urbane – più di 360.000 persone – che si sono aggiunte alla lista dei beneficiari l’anno scorso in risposta ai mutamenti economici indotti dalla riforma.

Ai disoccupati e ai sotto-occupati sono indirizzati i progetti di “cibo in cambio di lavoro” realizzati per promuovere la sicurezza alimentare nelle aree urbane. Risulta sempre più evidente che queste persone rappresentano il nuovo gruppo emergente di soggetti a rischio, che lotta per fronteggiare l’impatto delle riforme di mercato. Nel corso dell’anno 750.000 persone riceveranno un chilo di razioni di cereali al giorno in cambio del proprio lavoro nella costruzione di argini per limitare le inondazioni, migliorare l’irrigazione e realizzare piani di riforestazione.

Il PAM fornirà anche materie prime e altri materiali a 19 fabbriche che producono cibo ad alto contenuto energetico come biscotti o spaghetti per milioni di neonati, bambini e donne sottonutriti.

Mentre continua la politica “no access no food”, l’agenzia ha espresso di nuovo la sua preoccupazione per le condizioni alimentari di contee e distretti dove i membri del suo staff non possono entrare – 49 su 203, in cui vive circa il 17 per cento della popolazione. Il PAM ha, inoltre, espresso la speranza che il diverso atteggiamento governativo nei confronti delle operazioni umanitarie - che ha comportato negli ultimi mesi una significativa riduzione del monitoraggio da effettuare dopo la distribuzione- non comprometta la sua capacità di portare aiuto a chi ne ha più bisogno.

Le precedenti operazioni di emergenza del PAM hanno ricevuto un contributo totale di 120 milioni di dollari, con l’aiuto dei seguenti donatori: Giappone (39.5 milioni $); Sud Corea(23.3 milioni $); Stati Uniti (19 milioni $); Australia (6.5 milioni dollari); Canada (4.3 milioni $); Unione Europea (5.5 milioni $); Italia (3.6 milioni $); Germania (2.8 milioni $); Norvegia (1.8 milioni $); Irlanda ($932,000); Lussemburgo ($808,000); Cuba ($570,000); Nuova Zelanda ($523,224); Finlandia ($390,000) oltre a numerose donazioni multilaterali e private.