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Nuove ondate di sfollati in Pakistan: WFP assiste 650.000 persone

Islamabad, 12-05-09 (comunicato stampa) – Oggi, il Programma Alimentare delle Nazioni Unite (WFP) ha reso noti i piani di raddoppio dell’invio di aiuti alimentari per assistere migliaia di famiglie in fuga dalle proprie case a cause dei combattimenti nella tormentata regione confinante con l’Afghanistan.

L’assistenza alle famiglie che non hanno cibo è la nostra prioritàWolfgang Herbinger, Rappresentante del WFP in Pakistan

“Il WFP ha attinto dai propri stocks alimentari presenti nel paese e si accinge a sfamare una popolazione crescente di sfollati per i prossimi due o tre mesi. L’assistenza alle famiglie che non hanno cibo è la nostra priorità”, ha detto il Rappresentante del WFP in Pakistan, Wolfgang Herbinger, aggiungendo che c’è bisogno urgente di donazioni per far fronte alla domanda crescente di cibo.

Il WFP ha distribuito razioni alimentari a 650.000 persone scappate dalla zona del conflitto nel North West Frontier Province. La popolazione assistita comprende circa 200.000 sfollati appena arrivati dai distretti di Lower Dir, Swat e Buner.

L’intervento del WFP ha raggiunto sia gli sfollati registrati nei campi che quelli accolti dalle comunità. Quest’ultimi ammontano a oltre l’80 per cento di tutti gli sfollati. Il WFP sta predispondendo nuovi centri di distribuzione alimentare nei distretti di Mardan e Swabi – vale a dire nelle zone di accoglienza maggiormente investite dall’ondata di sfollati – e sta predisponendo quanto è necessario affinchè il cibo arrivi a tutti gli sfollati registrati.

“Abbiamo bisogno che la comunità internazionale intervenga rapidamente con donazioni per evitare che ci siano interruzioni nella distribuzione del cibo” ha detto Herbinger.

Gli operatori del WFP presenti in zona riferiscono dell’enorme bisogno degli sfollati di cibo, ripari e cure mediche. “Siamo dovuti andar via in tutta fretta”, racconta Abdul Khan, residente a Mingora, nel distretto di Swat . "Appena abbiamo sentito che diminuiva l’intensità dei combattimenti, siamo scappati. Non abbiamo potuto prendere nulla con noi. Non c’era neppure il tempo di seppellire i nostri morti o prenderli con noi. Adesso dipendiamo totalmente dalla disponibilità delle persone che hanno voglia di prendersi cura di noi”.