Le Nazioni Unite alla ricerca di fondi per combattere l'allarmante malnutrizione infantile nei campi del Kenia
Nairobi, 03-07-07 (comunicato stampa) – Tre agenzie delle Nazioni Unite hanno sollecitato oggi i donatori affinché sostengano l’appello per un insieme di misure di assistenza volte a ridurre i livelli molto preoccupanti di malnutrizione che si registrano tra i bambini al di sotto dei cinque anni nei campi dei rifugiati in Kenia. Avvertono, inoltre, che è necessario affrontare subito una serie di problemi collegati al persistere degli alti livelli di malnutrizione se si vogliono salvare delle vite.
32 milioni di dollari in contributi
L’Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR), il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e il Fondo per l’Infanzia (UNICEF) delle Nazioni Unite hanno chiesto ai donatori contributi per 32 milioni di dollari per migliorare le cure ai bambini rifugiati e alle loro madri che vivono nei campi nell’arido nord del Kenia.
Un totale di 237.000 rifugiati, in maggior parte somali e sudanesi, vive nei campi a Dadaab e Kakuma. Secondo una recente indagine, il tasso di malnutrizione acuta tra i bambini al di sotto dei cinque anni è del 22,2 per cento nei campi di Dadaab e del 15,9 per cento in quelli di Kakuma. Si consideri che i tassi superiori al 15 per cento segnalano una situazione d’emergenza.
Allarmanti tassi di anemia
Particolarmente allarmanti sono i livelli di anemia. Un’indagine sulla nutrizione, commissionata dall’UNHCR e dall’agenzia tedesca per lo sviluppo GTZ, ha rivelato che, nel giugno 2006, nei campi di Dadaab, i tassi di anemia erano del 78 per cento tra i bambini al di sotto ai cinque anni e del 72,7 per cento tra le donne.
Le agenzie delle Nazioni Unite informano che persistono alti tassi di malnutrizione nonostante il fatto che, negli ultimi due anni, il PAM abbia fornito il 95 per cento delle razioni alimentari previste per i rifugiati e calcolate secondo lo standard del minimo fabbisogno energetico raccomandato per persona al giorno (2.100 kilocalorie).
Scarsità di beni essenziali
PAM, UNHCR, UNICEF ribadiscono che serve un insieme di misure assistenziali per superare la scarsità cronica di beni essenziali come la legna da ardere, stufe a risparmio energetico e sapone così che i rifugiati non debbano vendere il proprio cibo per far fronte a queste altre necessità. C’è anche bisogno urgente di alimenti come le arachidi che forniscono importanti supplementi nutritivi per un maggior numero di bambini e centri terapeutici che hanno in cura i casi più gravi di malnutrizione infantile.
Le tre agenzie sollecitano anche un rafforzamento del personale nei presidi sanitari dei campi per curare i bambini costantemente minacciati dalla malaria e da altre malattie. Nello scorso anno, oltre a colera, morbillo, meningite sono stati registrati i primi casi di polio in Kenia negli ultimi venti anni, il che ha ulteriormente aggravato la fragile condizione nutrizionale dei più giovani.
Malnutrizione nei campi rifugiati
“La grave malnutrizione di cui siamo testimoni nei campi rifugiati in Kenia è frutto dell’effetto cumulativo di anni di continui deficit budgetari. Passano gli anni e noi non riusciamo ancora a rispondere pienamente ai bisogni dei rifugiati che chiedono legna, sapone e altri beni essenziali. Bisogna affrontare definitivamente questa questione se vogliamo eliminare la malnutrizione nei campi”, ha detto il rappresentante temporaneo dell’UNHCR, Eddie Gedalof.
Gedalof ha aggiunto che i gravi limiti finanziari implicano che i rifugiati ricevano meno del 15 per cento di legna e meno della metà del quantitativo necessario di sapone. Anche l’acqua è scarsa: i rifugiati ricevono una media di 19 litri di acqua per persona al giorno invece del minimo raccomandato di 20 litri. Alcune famiglie ricevono ancora meno e vivono in condizioni di totale vulnerabilità alle malattie.
L’insieme di queste misure essenziali di sostegno costerà 32 milioni di dollari per i prossimi 12 mesi. Il PAM ha bisogno di 24,3 milioni di dollari per fornire una varietà di alimenti, UNHCR di 7,17 milioni di dollari per fornire sapone, carburante per cucinare, stufe a basso consumo energetico e cibo complementare ricco in micronutrienti come le nocciole. All’UNICEF servono 589.948 dollari per far fronte alle forme più gravi di malnutrizione e trattare le cause all’origine di esse come scarsa attenzione all’alimentazione dei neonati e all’allattamento.
Nel nord nessuna attività agricola
Il difficile ambiente dell’arido nord del Kenia e la politica del governo che non consente alcuna attività agricola, di pastorizia o un lavoro fuori dai campi fa sì che i rifugiati dipendano interamente dall’aiuto. Il riaccendersi del conflitto in Somalia ha provocato un nuovo arrivo di 40.000 rifugiati da metà 2006.
“Se i rifugiati non hanno legna o sapone, devono vendere le razioni di cibo per acquistarli”, ha detto il Vicedirettore del PAM in Kenia, Marian Read. “Quando non c’è abbastanza cibo, i primi a soffrirne sono i bambini e le donne. Un bambino su cinque, sotto i cinque anni, è così malnutrito da aver bisogno di cure speciali e alcuni di loro sono destinati alla morte. Questo non può continuareMarian Read, Vicedirettore del PAM in Kenia
Quando non c’è abbastanza cibo, i primi a soffrirne sono i bambini e le donne. Un bambino su cinque, sotto i cinque anni, è così malnutrito da aver bisogno di cure speciali e alcuni di loro sono destinati alla morte. Questo non può continuare.”
Read ha detto che c’è la possibilità di un nuovo e grande afflusso di rifugiati se conflitto in Somalia dovesse aggravarsi. Anche se il PAM ha riserve alimentari per tre mesi nei campi, i ritardi nel finanziamento potrebbero erodere questa riserva e il PAM non sarebbe in grado di rispondere agli aumentati bisogni.
Le razioni comprendono cereali, legumi come piselli o lenticchie che forniscono proteine, olio vegetale, sale e una miscela nutriente di grano e soia. Complessivamente, questi alimenti fornirebbero una dieta di base ben bilanciata se non venissero venduti per comprare beni non alimentari, per pagare la macina del grano o per acquistare cibo più gradito come carne, verdure o farina di grano.
Questo il periodo più a rischio
Il Rappresentante dell’UNICEF in Kenia, Olivia Yambi, ha sollecitato un sostegno urgente all’iniziativa sottolineando come questo periodo dell’anno registri il maggior rischio di malnutrizione.
“Nei campi, la malnutrizione è associata ad almeno metà delle morti di chi ha meno di cinque anni”, ha detto. “Anche se c’è un recupero, la malnutrizione mina l’intero sviluppo di questi bambini. Ci appelliamo ai donatori per un immediato aiuto affinché il maggior numero di bambini possa crescere in modo sano e condurre una vita produttiva”.