La crisi umanitaria in Yemen si intensifica, ma sono ancora pochi i governi che si stanno facendo avanti per salvare vite
ROMA – Con oltre otto milioni di persone la cui sopravvivenza in Yemen dipende dall'assistenza alimentare, il destino di coloro che sono stati coinvolti nel lungo conflitto è ora nelle mani di un esiguo numero di governi donatori. Quasi l'80 percento dei finaziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite, World Food Programme (WFP) destinati allo Yemen è stato fornito quest'anno dagli Stati Uniti, dalla Germania, dall'Unione Europea e dal Regno Unito. Gli Stati Uniti hanno fornito il maggior contributo singolo (386 milioni di dollari).
"Sono passati più di 1.000 giorni dall’inizio della crisi in Yemen e l’unico motivo per cui possiamo ancora continuare ad offrire assistenza a milioni di yemeniti è la generosità di una manciata di Paesi impegnati”, ha affermato David Beasley, Direttore Esecutivo del WFP. "Le popolazioni di questi Paesi e i loro governi stanno salvando vite in Yemen, ogni giorno, e noi li ringraziamo di cuore per il loro sostegno. La situazione, però, continua ad essere disperata, e abbiamo bisogno che altri governi donino subito in modo da poter mantenere le persone in vita. E, cosa più importante, chiediamo che si ponga fine al conflitto che sta causando questa catastrofe".
Ulteriori significativi contributi alle operazioni del WFP in Yemen quest'anno provengono dal Giappone, dai fondi e dalle agenzie delle Nazioni Unite, dal CERF (UN Central Emergency Response Fund), dall'Arabia Saudita, dalla Norvegia e dal Canada. Il CERF, Fondo Centrale per la Risposta alle Emergenze dell’ONU, riceve ampio sostegno da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite, con Germania, Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia in cima alla lista dei donatori nel 2017.
Nonostante la generosità di questi donatori, le operazioni del WFP in Yemen richiedono ulteriori 277 milioni di dollari per fornire assistenza alimentare fino a giugno del prossimo anno. Da agosto, il WFP ha fornito assistenza alimentare a sette milioni di persone, ma circa la metà di queste ha potuto ricevere solamente il 60% delle loro razioni a causa delle ristrettezze nei fondi.