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Il più lungo treno di aiuti. Quindici vagoni carichi di cibo in viaggio in Congo, una speranza per più di 200 000 persone

Ecco la storia di un’ altra difficile sfida logistica vinta dal PAM

Novembre 2006 - Un lunghissimo treno pieno di cibo per 200.000 persone percorrerà la Repubblica Democratica del Congo, una nazione che si sta riprendendo solo ora da lunghi anni di guerra che hanno provocato morti e danni alle infrastrutture del paese.

In molti casi la difficoltà di raggiungere fisicamente le persone e i problemi di sicurezza hanno reso molto complicata la consegna tempestiva degli aiuti alimentari.

Per circa una anno è stata una sfida enorme portare cibo agli sfollati nella regione isolata di Katanga. Riuscire a organizzare un intero treno di aiuti sembrava un’impresa quasi impossibile.

Nel frattempo, il PAM aveva cercato di raggiungere la popolazione isolata paracadutando il cibo dagli aerei.

Ora la situazione è migliorata e il PAM è ormai in grado di inviare tonnellate di cibo sufficienti per i prossimi due mesi.

Infatti, un treno carico di 589 tonnellate di aiuti alimentari è partito da Lubumbashi, nel sud est del Congo, lo scorso 13 ottobre. Erano moltissimi anni che un solo treno non trasportava una così grande quantità di cibo nella Repubblica Democratica del Congo.

Al suo arrivo, al porto fluviale di Bukama, a 400 km a nord della capitale Katanga, gli aiuti alimentari verranno trasferiti dai 15 vagoni e continueranno il loro viaggio su chiatte e camion per raggiungere le zone più isolate della provincia di Katanga.

Si potranno, così, sfamare sia gli sfollati sia le persone che ritornano a casa dopo essere scappate dalla guerra.

“Si tratta di combattere più battaglie contemporaneamente”, ha detto il Direttore dell’ufficio del PAM nella Repubblica Democratica del Congo.

“Dobbiamo sfamare le persone sino ad oggi rimaste isolate a causa del conflitto e aprire nuove strade per raggiungere le aree più remote ed isolate, in tempi brevi e al minor costo possibile. Questo treno umanitario rappresenta una speranza per più di 200.000 mila persone”.