I direttori di UNHCR e WFP visitano Sud Sudan ed Etiopia colpiti da un'allarmante diffusione di fame e spostamenti di popolazione
Oltre 800.000 persone in Sud Sudan sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa del conflitto scoppiato il 15 dicembre 2013. Tra queste, 68.000 persone hanno trovato rifugio nelle basi di peacekeeping delle Nazioni Unite e altri 254.000 rifugiati hanno attraversato le frontiere dei paesi vicini in cerca di cibo e riparo. Inoltre, il Sud Sudan accoglie anche circa 220.000 rifugiati dal Sudan in campi vicino a zone di conflitto.
Il Direttore Esecutivo del WFP, Ertharin Cousin, e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, trascorreranno due giorni in Sud Sudan per incontrare gli sfollati, i partner e le autorità locali. Successivamente, si recheranno in Etiopia per incontrare alcuni degli oltre 80.000 rifugiati nel paese.
“È straziante dover constatare che alcune delle stesse persone che erano fuggite dalla guerra di due decenni fa, persone che abbiamo aiutato a tornare in Sud Sudan dopo l’indipendenza, siano di nuovo costrette a fuggire per salvarsi la vita, molte di loro proprio negli stessi luoghi dove vivevano in esilio”, ha dichiarato Guterres, sottolineando che 40.000 persone si sono rifugiate in Sudan per sfuggire ai recenti combattimenti.
L’accesso umanitario ai rifugiati, agli sfollati e alle popolazioni vulnerabili è sempre più difficile a causa del protrarsi dei combattimenti e del continuo spostamento della linea del fronte. I due capi delle Agenzie sono preoccupati per il numero di persone tagliate fuori da ogni forma di aiuto e dalla possibilità che, a causa delle violenze, le attività agricole in alcune zone si siano interrotte.
“I massicci spostamenti di popolazione e l’interruzione dei mercati e delle rotte commerciali stanno creando un serio problema di sicurezza alimentare”, ha detto Cousin. “Le persone hanno un urgente bisogno di assistenza. Gli operatori umanitari richiedono due cose: un accesso sicuro a chi è nel bisogno e fondi per portare aiuti vitali - cibo, vaccini, medicinali, ripari di emergenza e altri beni di prima necessità. Diversi paesi hanno contribuito generosamente ma, ad oggi, siamo in grado di coprire solo una parte del fabbisogno”.
Ad oltre cento giorni dall’inizio del conflitto, più di mezzo milione di persone ha ricevuto assistenza alimentare in Sud Sudan. Tuttavia, i continui combattimenti, insieme all’inizio della stagione delle piogge, hanno reso difficile raggiungere molte persone in difficoltà. Le attività di soccorso sono state ulteriormente ostacolate da una grave carenza di fondi.
L’appello inter-agenzia, guidato dall’UNHCR, di 370 milioni di dollari serve a finanziare le operazioni di risposta all’emergenza per i rifugiati in Etiopia, Kenia, Repubblica del Sudan e Uganda. All’interno del Sud Sudan, il WFP deve far fronte ad un deficit dei finanziamenti di 224 milioni di dollari per sopperire ai bisogni dei prossimi sei mesi. In aggiunta, i partner umanitari chiedono ulteriori 42 milioni di dollari per ripari di emegenza e altri generi non alimentari di prima necessità.