Giornata Mondiale Umanitaria 2013
Dal Direttore Esecutivo del WFP Ertharin Cousin
ROMA – Nel 2003, tutto il mondo si rattristò per la morte di 22 persone in un attacco agli uffici delle Nazioni Unite a Bagdad, in Iraq. Dieci anni dopo, fin troppo spesso continuiamo ad addolorarci per la morte, in servizio, di operatori umanitari. Molti altri vengono feriti, trattenuti, rapiti, traumatizzati o viene loro impedito, in vari modi, di proseguire l’importante lavoro di salvare vite umane.
Nella Giornata Mondiale Umanitaria di quest’anno, che si celebra il 19 agosto, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ricorda i sette colleghi che hanno perso la vita lo scorso anno mentre aiutavano chi aveva bisogno, in Sud Sudan, Sudan, Rwanda e Afghanistan. Li ricordiamo, insieme alle loro famiglie, per il coraggio di fronte al pericolo, per la passione nel combattere la fame e per la dedizione nel pensare prima agli altri che a se stessi.
Oltre a ricordare coloro che non sono più con noi, siamo riconoscenti anche agli operatori umanitari del WFP e di altre organizzazioni partner che, con altruismo e dedizione consegnano cibo nutriente a bambini malnutriti, costruiscono ripari per chi è colpito dalle inondazioni e forniscono acqua potabile ai rifugiati, fuggiti dalle proprie case senza portare nulla con sé.
Mentre lavoriamo con l’obiettivo di rendere il mondo libero dalla fame e dalla povertà, dobbiamo anche sostenere e facilitare il difficile lavoro di quanti dedicano le loro vite a realizzare questo obiettivo. Significa riconoscere e rispettare i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza. Significa anche assicurare e facilitare la sicurezza degli spostamenti dello staff nel tentativo di raggiungere le comunità più vulnerabili.
Infine, serve una comprensione vera e profonda di cosa significa davvero essere un operatore umanitario, come ben spiegato dal mio collega Luis, un autista del WFP a Panama: “Dare tutto per servire altri esseri umani che hanno bisogno di aiuto, non solo nelle emergenze ma ogni volta che chiedono sostegno, senza pensare a noi stessi in quel momento”.