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Diminuita l'incidenza dell'HIV in alcuni paesi ma in costante ascesa il numero complessivo dei sieropositivi

Il nuovo rapporto UNAIDS/OMS sottolinea la necessità di ulteriori interventi in materia di prevenzione e trattamento dell’HIV per rallentare e invertire la tendenza dell’epidemia di AIDS

Ginevra, 21-11-05 (comunicato stampa UNAIDS/OMS) - Recenti indagini indicano che in alcuni Paesi l’incidenza dell’HIV è in calo tra la popolazione adulta, grazie al ruolo chiave svolto dall'adozione di comportamenti più consapevoli volti a evitare il contagio, quali l’uso generalizzato di profilattici, un debutto sessuale tardivo e un numero minore di partner.

Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite, tuttavia, segnala che la tendenza dell’epidemia è ancora in ascesa e che per rallentarne il diffondersi si rendono necessari interventi in materia di prevenzione di più ampia portata.

I dati relativi a Kenya, Zimbabwe e alcuni Paesi della Regione Caraibica mostrano negli ultimi anni un sensibile calo nella diffusione dell’HIV. In Kenya l’incidenza del contagio tra la popolazione adulta, dopo aver toccato un picco del 10% alla fine degli anni novanta, è scesa al 7% nel 2003, mentre tra le gestanti dello Zimbabwe è scesa dal 26% del 2003 al 21% del 2004. Allo stesso modo, tra le giovani gestanti delle aree urbane del Burkina Faso si è passati dal 4% circa del 2001 a una cifra di poco inferiore al 2% nel 2003.

Questi dati sono contenuti presentati nell'Aggiornamento 2005 sull’epidemia dell’AIDS, il rapporto annuale a cura del Programma Congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il documento congiunto, il cui tema centrale quest'anno è la prevenzione dell’HIV, è stato diffuso oggi, in anticipo sulla Giornata Mondiale dell’AIDS che si celebra in tutto il mondo il 1° dicembre.

Recenti sviluppi nella Regione Caraibica (Bahamas, Barbados, Bermuda, Repubblica Dominicana e Haiti), dove si riscontra una limitata flessione dell’HIV tra le gestanti, un maggiore uso di profilattici tra chi vive di prostituzione e un’ampia richiesta di consulenza e test volontari sull’HIV, sembrano invitare a un cauto ottimismo.

Malgrado in alcuni Paesi il tasso d’infezione sia diminuito, il numero complessivo di sieropositivi è in costante ascesa in tutto il mondo, con l'eccezione dei Caraibi. Nel 2005 sono stati registrati 5 milioni di nuovi casi. Dai 37,5 milioni del 2003, la popolazione dei sieropositivi ha raggiunto un picco di 40,3 milioni. Nel corso del 2005 le malattie collegate all’AIDS hanno mietuto più di 3 milioni di vittime, oltre 500.000 delle quali bambini.

Stando al rapporto, il balzo in avanti dell’HIV è avvenuto soprattutto nell'Europa dell'Est e nell'Asia centrale (con un aumento del 25% pari a 1,6 milioni) e nell'Asia orientale. La zona più colpita del mondo resta comunque l'Africa Subsahariana con il 64% di nuovi casi (oltre tre milioni di persone).

Il Direttore Esecutivo dell’UNAIDS Dr Peter Piot ha commentato così i dati: «I risultati ottenuti da alcuni Paesi e il ruolo chiave svolto dai programmi di prevenzione nel ridurre il tasso d’infezione sono incoraggianti. Ma la realtà è che tutti gli sforzi a livello locale e mondiale non riescono a stare a passo con l’epidemia. È evidente che occorre un potenziamento urgente dei programmi di prevenzione. Dobbiamo passare dai piccoli progetti a breve termine a strategie a lungo termine di più vasta portata.»

Impatto delle terapie contro l’HIV Il rapporto riconosce che l’accesso alle cure contro l’HIV negli ultimi due anni ha subito un netto miglioramento. Oltre un milione di abitanti dei Paesi a medio-basso reddito adesso gode di migliori prospettive di vita grazie ai farmaci antiretrovirali e si stima che le maggiori opportunità di accesso alle cure abbiano scongiurato quest’anno dai 250.000 ai 350.000 decessi.

Nel commentare il potenziale impatto che l’integrazione di prevenzione e terapia potrebbe avere, il rapporto 2005 sottolinea come una risposta globale all’HIV/AIDS richieda un’accelerazione simultanea delle attività di prevenzione e cura con l’obiettivo di garantire un accesso universale alle informazioni e alle terapie.

Il Direttore Generale dell’OMS Dr Lee Jong-wook ha dichiarato: «Sono ormai chiari i vantaggi di una progressiva integrazione di prevenzione e terapia in un unico intervento anziché in interventi separati. La disponibilità di terapie offre un potente incentivo ai governi e ai singoli individui per sostenere e richiedere informazioni sulla prevenzione nonché consulenza sanitaria e test volontari. Un’efficace opera di prevenzione può anche contribuire a ridurre il numero di persone bisognose di assistenza, rendendo più facile e sostenibile l’accesso alle terapie.

Sfide future nel potenziamento della prevenzione dell’HIV Dati recenti mostrano che in America Latina, nell’Europa dell’Est e in particolare in Asia l’epidemia è alimentata soprattutto dalla combinazione di droga e prostituzione, problema di fronte al quale i programmi di prevenzione si stanno dimostrando insufficienti. Il rapporto sottolinea il ruolo che i programmi intensivi hanno avuto nel ridurre l’incidenza dell’HIV in situazioni diverse: tra i giovani dell’Uganda e della Tanzania, tra quanti si prostituiscono e i loro clienti in India e Thailandia e tra i tossicodipendenti di Spagna e Brasile.

Senza le misure di prevenzione dell’HIV, circa il 35% dei bambini nati da madri sieropositive contrarranno il virus. Sebbene la trasmissione madre-figlio sia stata di fatto eliminata nei Paesi industrializzati e la copertura sanitaria stia migliorando in molti altri posti, l’Africa Subsahariana resta ancora il fanalino di coda. C’è urgente bisogno di accelerare il potenziamento dei programmi per ridurre un tributo inaccettabile.

In molti Paesi il livello di informazione sul sesso sicuro e l’HIV è assai basso, perfino nelle zone in cui la diffusione del virus è alta e in costante aumento. In 24 Paesi della regione subsahariana (ivi compresi Camerun, Costa d’Avorio, Kenya, Nigeria, Senegal e Uganda) due terzi o anche più delle ragazze tra i 15 e i 24 anni d’età non hanno alcuna conoscenza delle modalità di trasmissione del virus. Nell’ambito di un importante studio condotto nelle Filippine nel 2003 oltre il 90% degli intervistati si è dichiarato convinto che l’HIV possa essere contratto mangiando insieme a una persona sieropositiva.

In ultimo, in molte zone del mondo quali l’America Latina, i Carabi, il Medio Oriente e l’Africa del Nord, l’inadeguatezza della rete di sorveglianza sull’HIV sta ostacolando il lavoro di prevenzione. Questo significa che le persone più a rischio – omosessuali, chi vive di prostituzione e tossicodipendenti – non sono sufficientemente protette né coinvolte nelle strategie di prevenzione e cura.

L’Aggiornamento annuale sull’epidemia dell’Aids riferisce gli ultimi sviluppi sullo stato dell’epidemia mondiale. Attraverso mappe e stime locali, l’edizione 2005 calcola la portata dell’epidemia e il tributo di vite umane, esplora le nuove tendenze nell’evoluzione dell’epidemia e presenta una sezione speciale sulla prevenzione dell’HIV.

Il rapporto UNAIDS/OMS viene diffuso in 19 città del mondo il 21 novembre 2005. Il lancio principale ha luogo a Nuova Delhi, India.