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Dichiarazione sulla crisi umanitaria in Niger dei capi di WFP, Ertharin Cousin, e di UNHCR, Antonio Guterres

Dichiarazione sulla crisi umanitaria in Niger dei capi di WFP, Ertharin Cousin, e di UNHCR, Antonio Guterres
E' durata 4 giorni, dal 4 al 7 maggio, la visita dei capi di WFP e UNHCR in Niger, paese del Sahel colpito da una doppia crisi: siccità e arrivo dei rifugiati dal Mali.

Termina oggi la nostra  visita di quattro giorni in Niger, paese che sta affrontando una crisi umanitaria sempre più profonda. Nelle regioni di Ouallam e di Maradi, abbiamo visto padri e madri che riescono a malapena a sfamare le proprie famiglie, nei villaggi che soffrono la fame in anticipo rispetto alla stagione consueta. L’impatto di una serie di siccità in rapida successione, dei prezzi dei generi alimentari alti in maniera abnorme e dei mancati raccolti  è ora accompagnato da un flusso di rifugiati dal Mali, con decine di migliaia di persone in cerca di rifugio nelle aree più colpite dalla siccità, aggiungendosi così a milioni di persone a rischio fame.

Gli affamati, che siano piccoli agricoltori o allevatori di bestiame, hanno esaurito i propri risparmi e non ci sono possibilità di ricostituire le mandrie e il bestiame.

In risposta, il WFP ha intensificato le proprie operazioni per fornire assistenza alimentare a quasi 4 milioni di persone in Niger, mentre l’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite sta aiutando circa 160.000 rifugiati in fuga dal conflitto in Mali che si riversano nei paesi confinanti. Stiamo lavorando in partnership con il governo del Niger e con l’intera comunità umanitaria per fornire il necessario sostegno d’emergenza mentre vengono contemporaneamente realizzate attività atte a migliorare le capacità d’adattamento per rispondere al meglio all’impatto di shock futuri.

L’UNHCR è grato al governo del Niger per aver lasciato le proprie frontiere aperte  e per ospitare i rifugiati del Mali. L’UNHCR sta allontanando i rifugiati dalle aree di confine, insicure, verso i campi per rifugiati più all’interno, ma teme che la continua instabilità in Mali, sia politica che della sicurezza, possa spingere un nuovo flusso di rifugiati a lasciare il paese ponendo ulteriore pressione nei paesi vicini quali il Niger, il Burkina Faso e la Mauritania.

Se dobbiamo rispondere ai bisogni alimentari e nutrizionali dei più vulnerabili, che siano rifugiati o affamati, mentre si avvicina la stagione del « non raccolto », la comunità internazionale deve impegnarsi sia a livello finanziario che in quello politico. Bisogna ora mobilitare le risorse, incluso un sostegno finanziario tempestivo, oltre che essere uniti al fine di trovare soluzioni politiche necessarie per evitare che la crisi in Mali metta ulteriormente a rischio la sicurezza della regione ed evolva in una minaccia globale alla sicurezza.

Nonostante le pronte risposte dei donatori, i bisogni sono grandi, la stagione della “fame” è cominciata presto e le operazioni per aiutare le persone a rischio, che siano comunità locali o rifugiati, sono ancora fortemente sottofinanziate. Con l’avvicinarsi della stagione del « non raccolto », le strade diventeranno inagibili per le piogge, rendendo impossibile raggiungere le persone in necessità nei villaggi e nei campi rifugiati. In questo contesto, le nostre agenzie hanno bisogno di finanziamenti vitali per preposizionare il più presto possibile cibo e altri soccorsi, incluse le tende per rifugiati.

Lo spazio concessoci per salvare vite umane si restringe ogni giorno di più. Oggi facciamo appello alla comunità internazionale, a nome dei più vulnerabili in Niger e negli altri paesi del Sahel. E’ ora il tempo di agire.