Di Leonardo Mazzanti - La Squadra: Emergenza in Ristanga
della scuola G. Santini di Noventa Padovana (PD)
Joe, Rachel e Carlos salirono sull'aereo diretto verso il Ristanga. Durante il viaggio i tre passeggeri si parlarono poco. Per la maggior parte del tempo, si concentrarono sugli obiettivi della missione e su come portarla a termine. Carlos era muto ed immobile; Joe leggeva un libro di cucina e, guardando i suoi occhi, sembrava che non mangiasse da mesi; Rachel, invece, si riposava ascoltando musica.
Giunti a destinazione, incontrarono l'organizzatore della missione, il comandante Jack, il quale spiegò come affrontare al meglio l'operazione: per salvare la popolazione intrappolata dall'alluvione, bisognava giungere sul posto con l'elicottero, caricare su di esso i civili e trasportarli in un magazzino, al sicuro dall'inondazione e a venti chilometri dal conflitto.
Joe, Rachel e Carlos decisero di dividersi uno per elicottero così da portar in salvo il maggior numero di persone nel minor tempo. Frattanto, Jack si sarebbe preso cura di quelle che si erano rifugiate nel magazzino insieme ad una squadra di uomini.
I tre operatori umanitari sui rispettivi elicotteri partirono per la spedizione. il viaggio non fu lungo. Gli abitanti, disperati, erano salitu sui tetti, i bambini piangevano, consolati dai genitori, e l'acqua scorreva torrenziale per le vie del paese inondato.
Joe, vedendo un ragazzo che teneva tra le braccia un cagnolino e che si aggrappava al tronco di un albero per non essere trasportato dalla corrente impetuosa, decise di intervenire personalmente. Calato dall'elicottero, legato ad un'imbracatura, Joe riuscì ad afferrarlo e portarlo in salvo. Immediatamente vennero date al ragazzo delle coperte e dei biscotti energetici, in maniera tale da farlo riprendere dallo sforzo.
Il livello delle acqua saliva sempre più, tanto che alcuni tetti stavano per essere sommersi. La squadra Food Force decise quindi di recuperare prima coloro che erano stati travolti dalla corrente, poi quelli che si trovavano in condizioni estreme e che stavano per essere raggiunti dalle acque, ed infine gli altri. Misero subito in atto l'operazione e molte persone vennero portate in salvo. Carlos disse poi a Rachel e a Joe: "Portiamo questa povera gente al magazzino, poi torneremo e continueremo la ricerca".
Il magazzino si riempì rapidamente di persone. Jack e la sua squadra distribuivano coperte, razioni di cibo e anche qualche parola di conforto. Le operazioni dovevano essere rapide e nel contempo precise: bisognava soddisfare i bisogni di un gran numero di persone dando loro le dosi stabilite, perché altrimenti il cibo non sarebbe bastato per tutti. I superstiti recuperati erano in condizioni estreme: alcuni, stremati dalle grandi fatiche, erano distesi sul pavimento, altri avevano perso i proprio abiti e soffrivano il freddo, mentre altri ancora dovevano essere curati perché non morissero a causa di emorragie. Tutti, però, avevano una cosa in comune: il cuore spezzato per la perdita di familiari ed amici, e tanta paura della guerra civile.
Quest'ultima è come un orribile mostro che domina sia il vinto che il vincitore, provocando in entrambe le parti, nessuno escluso, solo morte e distruzione.
La squadra Food Force aveva finito il proprio compito, riuscendo a portare in salvo le persone in difficoltà che aveva trovato. Impiegò circa un giorno e mezzo, ma alla fine ciascuno fu soddisfatto del proprio lavoro. Insieme decisero di aiutare Jack a sfamare le persone sfollate.
Ad un tratto si sentì un forte boato e tutti sobbalzarono. Sapevano che quel fragoroso rumore era lo scoppio di una bomba e proveniva dal conflitto. Urla e agitazione "contagiarono" il magazzino, all'interno del quale regnava il caos. Carlos e i suoi amici uscirono dall'edificio, e constatarono che i guerriglieri si stavano avvicinando.
Il loro primo pensiero fu quello di proteggere la gente rifugiata nel capannone. Ricordarono che, all'interno dell'edificio, sotto terra, vi era un bunker che poteva essere utilizzato come rifugio. Fecero andare uomini, donne e bambini nei sotterranei, e portarono con sé le provviste.
In quel mentre, l'unica cosa che si poteva fare era aspettare e sperare. Sperare di vivere, sperare in una vita di pace dove i contrasti vengono risolti discutendo, sperare nell'uguaglianza tra le genti, che sono tutte diverse e allo stesso tempo uguali.