Di Arianna Ferrari e Martina Valla - La Squadra, Emergenza in Ristanga
della scuola "Italo Calvino" di Piacenza
-Muoviti Joe!!!!” - Gridò Rachel all’ amico, prima di correre verso l’ entrata dell’aeroporto di Roma.
- Arrivo!- gli urlò Joe. -Stavo solo controllando che ci fossero tutti i sacchetti di curry!!!!!”
- Sarà meglio che ti sbrighi!- gli ripeté con tono burbero Carlos. In aereo Joe volle sedersi accanto a Rachel. Lei lo vide un po’ giù di morale.
- Qualcosa non va? Hai paura di affrontare una nuova avventura in Ristanga?
- Non è la nostra missione che mi spaventa ma …. Ho un po’ paura di volare … ecco adesso mi prenderai in giro.
- Ma no, è normale avere delle paure, io ad esempio a volte ho un po’ paura dei modi burberi di Carlos. Tranquillo, se precipiti tu precipito anch’io, siamo sulla stessa barca … … anzi aereo!!!!- Rachel gli mise un braccio intorno al collo e lo consolò.
Joe si alzò e, appena fu a una certa distanza in modo che nessuno lo sentisse, afferrò il telefono e digitò un numero.
- Pronto? Micia Titti? Il piano che mi hai suggerito con il tuo comportamento ha funzionato alla grande! Tu hai paura dell’acqua e io ti consolo; io ho paura di volare e Rachel mi consola !
- Miaaauuuuu…
- Ora devo andare. A presto micia!
Una volta arrivati all’aeroporto in Ristanga, i tre amici si avviarono lungo il corridoio che portava all’uscita. Dopo qualche ora di viaggio la squadra arrivò a destinazione: erano giunti al campo allestito dal PAM.
- Bene!- annunciò Carlos – procederemo prima con i lanci aerei, dopo andremo a visitare la popolazione in difficoltà, poi con i camion carichi di cibo ci recheremo nei villaggi più vicini e riforniremo famiglie, scuole e ospedali. Passeremo quindi ad insegnare ai capi dei vari villaggi come coordinare le loro azioni e come affrontare le difficoltà che man mano si presentano come i ribelli, la siccità e le inondazioni. Ora andate pure a dormire. Domattina ci sveglieremo alle sei per raggiungere ogni villaggo. Buonanotte.
- ‘notte Carlos- risposero in coro Joe e Rachel.
Alle sette erano già all’opera nel primo villaggio. Si avvicinò un’intera famiglia composta da padre,madre, due fratelli e due sorelle.
- Ciao , io mi chiamo Kaspar … sono venuto qui con tutta la mia famiglia per prendere un po’ di cibo … potresti aiutarci?
-Certo! Io sono Joe e faccio parte del PAM … ecco … tieni questo sacco di riso, questo barattolo di legumi e questa scatoletta di biscotti energetici.
- Grazie mille Joe- rispose Kaspar con un sorriso che gli arrivava fino alle orecchie. Dopo una lunga giornata di lavoro Joe si distese sulla brandina esausto. All’improvviso però…
-Joe!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Rachel, Carlos e Joe corsero fuori dall’ accampamento e videro Kaspar correre verso di loro piangendo in preda al panico.
- I ribelli hanno attaccato il villaggio, la mia famiglia è fuggita e mia sorella è stata rapita! Io sono rimasto qui da solo. Aiutatemi per favore!
- Stai tranquillo caro - disse Rachel con tono materno stringendolo a sè mentre cercava di trattenere le lacrime – tutto si sistemerà, vedrai.
Ma il bambino temeva che non sarebbe stato così e i suoi occhi trasmettevano solamente una cosa: sofferenza.
Il giorno dopo i tre amici iniziarono i lanci del cibo tramite elicotteri. Pensarono di portare anche Kaspar con loro, nella speranza che ritrovasse la sua famiglia.
-Kaspar sei pronto per partire? – gli chiese Joe.
- Sì Joe … e comunque volevo dirti che … si vede che ti piace Rachel …
- Cosa? Scusa ma non ho capito ….
- Ho detto che si vede che ti piace Rachel!!- urlò Kaspar .
- Ah … ne sei sicuro?- gli chiese Joe.
Kaspar non rispose perché si accorse che Rachel aveva udito la loro conversazione. Rachel arrossì, ma non disse niente. Era Carlos alla guida dell’elicottero e fu proprio lui ad accorgersi, quando l’elicottero aveva già preso il volo da dieci minuti e si trovavano sopra un bosco, che il motore aveva un guasto: qualcuno l’aveva manomesso. Carlos perse il controllo dell’elicottero, che andò fortunatamente ad “atterrare” sulla chioma di un albero gigantesco.
- State tutti bene?- furono le prime parole di Carlos.
-Carlos, ma cosa ti è saltato in mente? Potevamo morire tutti! La prossima volta guido io! - urlò Rachel.
-Qualcuno ha manomesso il motore e credo siano stati i ribelli.
Ognuno iniziò a dire la sua e fu Kaspar a zittirli.
- Silenzio! Mi è sembrato di sentire un lamento e delle voci provenire da laggiù.
Tutti si voltarono e iniziarono a seguire un sentiero indicato dal ragazzo che conosceva bene quei luoghi.
- Kaspariana!!!!- urlò all’improvviso Kaspar correndo alla velocità di un fulmine verso la sorella che se ne stava tutta sola seduta su un grosso masso, sotto ad un albero che un tempo probabilmente era stato rigoglioso, mentre adesso era secco a causa della siccità. I tre operatori PAM raggiunsero il ragazzo e lo videro abbracciare la bambina.
-E’ mia sorella- spiegò con tenerezza.
-I ribelli hanno attaccato il nostro villaggio, tengono prigioniere alcune persone e rubano loro il cibo che viene consegnato dal PAM. Ma basta superare quella collinetta per trovare altri villaggi che per ora i ribelli non hanno ancora scoperto-spiegò la piccola Kaspariana con la precisione di un adulto.
- Dobbiamo agire al più presto. Dobbiamo andare al campo dei ribelli e difendere la popolazione - disse Carlos
- Prima dobbiamo mettere in salvo i bambini- suggerì Rachel. -In questa zona ci sono altri bambini da mettere in salvo che sono costretti dai ribelli a fare i soldati.
- Essi hanno più bisogno di noi di essere salvati- aggiunse Kaspar con convinzione.
Si divisero: Rachel e Joe avrebbero raggiunto la postazione dei bambini soldato guidati da Kaspar e Kaspariana. Carlos avrebbe provveduto alla consegna del cibo ai villaggi situati al di là della collina, infine sarebbero andati tutti all’accampamento dai ribelli per tentare un accordo.
Quando si rincontrarono, Rachel e Joe avevano portato con sé almeno una ventina di bambini, mentre Carlos era stato seguito dalla popolazione dei villaggi visitati. Negli occhi di tutti si leggeva una luce di speranza.
-Anche i ribelli saranno affamati, quindi chiederemo la cessazione delle ostilità in cambio di cibo- comunicò Carlos alla gente.
-Chiamo la Teen Teen sperando che ci inviino due aerei per portare queste persone immediatamente al centro di accoglienza- disse Joe. Questa volta il suo volto aveva perso quella bella espressione da simpaticone, il viso appariva serio e preoccupato.
Gli aerei ed i soccorsi arrivarono nel giro di due ore. Quando ripartirono con a bordo la popolazione, i tre amici si ritrovarono da soli in mezzo a quell’arido territorio, con accanto una discreta quantità di cibo per intraprendere le trattative. Potevano essere ammazzati senza avere il tempo di spiegare le ragioni della loro presenza, ma potevano anche scappare e tornare a Roma. Naturalmente la seconda opportunità non fu neppure presa in considerazione: fecero come sempre il loro dovere dimostrando amore per il loro lavoro. Avrebbero pagato con la vita per quella gente, così si fecero coraggio ed entrarono nell’accampamento dei ribelli. Ne uscirono senza i sacchi di cibo ma” vittoriosi”.
Quando arrivavano nei villaggi, erano acclamati e lodati dalla gente … erano diventati degli eroi e questa era la parte che Joe preferiva del suo lavoro. Il loro compito era terminato : dovevano rientrare e mettersi nuovamente a disposizione. Joe, Rachel e Carlos andarono all’aeroporto di Darai, dove, dopo tanti controlli, salirono sull’aereo che li avrebbe riportati a casa.
Durante il viaggio Joe aveva un viso teso. Rachel gli disse: -Soffri ancora l’aereo?
- Beh … insomma … un pochino ... ma parlare con te mi distrae e mi fa sentire meglio. Volevo chiederti cosa pensi dei commenti di Kaspar su noi due e se, una volta arrivati a Roma, ci possiamo vedere prima di ripartire per un’altra missione.
Rachel gli diede una pacca sulla spalla e disse: -Se ti fa piacere …
Cinque mesi dopo i tre amici ripartirono per il Ristagna dove ritrovarono Kaspar, Kaspariana e tutta la gente dei villaggi. Questa volta lo scopo del viaggio non era quello di far fronte ad una emergenza. Joe e Rachel avevano deciso di sposarsi e desideravano organizzare una grande festa nella semplicità di quei villaggi dove avevano trovato tanti amici.