Dalla siccità alle alluvioni: la crisi della fame in Somalia legata agli estremi climatici
La fine di oltre due anni di siccità che ha spinto il paese sull’orlo della carestia ha portato poco sollievo alle famiglie. Le inondazioni – secondo alcune stime le peggiori degli ultimi decenni – hanno costretto quasi mezzo milione di persone ad abbandonare le proprie case e paralizzato i tentativi delle famiglie di ricostruire i propri mezzi di sussistenza devastati dalla siccità.
“Le persone più vulnerabili in Somalia sono state colpite ancora una volta dal cambiamento climatico. Queste inondazioni seguono di poco la siccità, è come un incessante bombardamento di shock climatici per le famiglie in difficoltà”, ha detto Laura Turner, Vicedirettrice del WFP per la Somalia. “Gli aiuti umanitari hanno salvato le persone dall’orlo della morte per fame nel 2022, ma la Somalia sta ancora affrontando i più alti livelli di fame degli ultimi dieci anni. Dobbiamo fornire alle comunità gli strumenti e le conoscenze per resistere a questi estremi ed interrompere la crisi ciclica della fame che affligge la Somalia da troppo tempo”.
Ad ottobre, con inquietanti previsioni meteorologiche di forti piogge e inondazioni, aggravate da El Niño, il WFP ha attivato un programma di azione preventiva sulle inondazioni – il primo in Africa – in coordinamento con il governo della Somalia, attivando trasferimenti preventivi di denaro e messaggi di allarme nei distretti che si prevedeva avrebbero subito gravi inondazioni e raggiungendo finora oltre 200.000 persone. Il costo totale previsto dal programma sarà di 4,1 milioni di dollari. Il WFP ha inoltre preposizionato imbarcazioni in luoghi chiave per supportare la consegna di cibo in caso di inondazioni.
“Ci è arrivato il messaggio che sarebbero arrivate le inondazioni. L'abbiamo sentito diverse volte quando eravamo nelle zone dell’alluvione", ha detto la settimana scorsa al WFP Meymuna Ali, residente in una zona alluvionata a Beletweyne, sul fiume Shabelle. “Il messaggio ci ha aiutato a [prepararci] all’evacuazione. A Dio piacendo, ci sposteremo”.
Le inondazioni hanno colpito lungo il fiume Giuba all'inizio di novembre, nelle aree di Luuq e Baardheere, dove un importante ponte è stato spazzato via. Nel fine settimana sono state inondate le aree lungo il fiume Shabelle, inclusa Beletweyne, con le comunità che a fatica cercano di salvare case, bestiame e raccolti.
In queste aree, i programmi di azione preventiva hanno permesso alle famiglie di ricevere le informazioni e i mezzi per proteggere le proprie case o spostarsi prima che arrivassero le inondazioni, riducendo quindi il numero di persone ora bisognose di assistenza di emergenza.
Si stima, tuttavia, che entro la fine dell’anno un quarto della popolazione della Somalia – 4,3 milioni di persone – dovrà affrontare la fame a livello di crisi o peggiore (IPC3+). Rimane quindi vitale il sostegno della comunità umanitaria. Le inondazioni hanno esacerbato la crisi alimentare in Somalia, in un momento in cui per la significativa carenza di finanziamenti il WFP riesce a fornire assistenza alimentare solo a meno della metà delle persone più bisognose.
Senza finanziamenti aggiuntivi, il WFP farà fatica ad ampliare i programmi di azione preventiva o a effettuare investimenti a lungo termine per rafforzare la resilienza, consentire alla Somalia di adattarsi a questi shock climatici sempre più gravi e spezzare il ciclo di dipendenza dagli aiuti umanitari determinata dalla crisi. Il deficit di finanziamento del WFP in Somalia ammonta a 378 milioni di dollari da novembre 2023 ad aprile 2024.
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L’agenzia ONU World Food Programme è la più grande organizzazione umanitaria al mondo impegnata a salvare vite nelle emergenze e la cui assistenza alimentare vuole costruire un percorso di pace, stabilità e prosperità per quanti si stanno riprendendo da conflitti, disastri e dall’impatto del cambiamento climatico.
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