Appello di UNHCR e PAM ai donatori contro i tagli delle razioni alimentari ai rifugiati
Ginevra, 14-09-05 (comunicato stampa) - L’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite e il Direttore Esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite hanno lanciato oggi un appello ai donatori affinché siano generosi e si possa ridurre la scarsità di fondi che costringe le agenzie a tagliare razioni vitali per i rifugiati, in molti campi in Africa.
Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e UNHCR lavorano insieme per fornire razioni alimentari essenziali a 2 milioni di rifugiati nei paesi in via di sviluppo. Il PAM ha urgente bisogno di 219 milioni di dollari $ per le sue operazioni a favore dei rifugiati sino alla fine del 2005. L’UNHCR - incaricato di provvedere alla protezione, assistenza e fornitura di prodotti di integrazione alimentare e non alimentare - si trova anch’esso alle prese con una scarsità di fondi stimata per il 2005 - secondo proiezioni di fine giugno – in 181,5 milioni di dollari $.
“I rifugiati nei campi e negli accampamenti in aree molto isolate sono estremamente esposti a fame e malnutrizione. Dipendono dalla generosità di chi li ospita e dalla comunità internazionale per le necessità alimentari più elementari e per ogni altra cosa”, ha detto James Morris, Direttore Esecutivo del PAM.
“Quando il cibo comincia a scarseggiare, spesso i rifugiati ricorrono a misure disperate per sfamarsi e sfamare le proprie famiglie. Ci preoccupano, in particolare, la salute dei rifugiati, la violenza interna, il ricorso dei rifugiati a occupazioni illegali o, persino, alla prostituzione pur di procurarsi il necessario da mettere a tavola”, ha detto António Guterres, Alto Commissario per i Rifugiati delle NU.
Recentemente il PAM è stato obbligato a ridurre le razioni alimentari per centinaia di migliaia di rifugiati in Africa, specialmente nell’Africa Occidentale e nella regione dei Grandi Laghi. In pratica, i tagli si sono tradotti in maggiori difficoltà e sofferenze per i rifugiati, soprattutto da quando anche i programmi di alimentazione supplementare per bambini, donne incinte o che allattano sono stati ridotti.
Negli ultimi 11 mesi il PAM è stato in grado di fornire ai 400.000 rifugiati in Tanzania solo due terzi delle 2.100 chilo-calorie necessarie giornalmente. Nonostante la situazione sia ora leggermente migliorata, sono necessari urgentemente altri fondi per prevenire ulteriori tagli nelle razioni.
Nel sud del Ciad, la mancanza di fondi ha comportato forniture incomplete e spesso irregolari ai rifugiati provenienti dalla Repubblica Centro-Africana. La scarsità di fondi per i rifugiati mette a dura prova anche le risorse delle popolazioni ospitanti. L’arrivo continuo di nuovi rifugiati nel sud del Ciad richiede urgentemente nuovi fondi.
Considerando la maggiore lentezza (fatto in qualche modo previsto) dei rientri in Liberia e la scarsa prospettiva a breve di una significante riduzione delle popolazioni dei campi, da maggio 2005 sono state distribuite razioni ridotte ai circa 44.000 rifugiati liberiani degli otto campi in Sierra Leone. Solo circa 1.500 persone maggiormente vulnerabili hanno ricevuto razioni complete.
Dopo la firma degli accordi di pace in gennaio, c’erano molte speranze di un ritorno su ampia scala dei rifugiati dal Kenya al Sudan. Invece c’è stato un consistente movimento di nuovi rifugiati in Kenya, con un impatto negativo sulle risorse disponibili. Il PAM ha anticipato dei fondi prelevandoli dal proprio Fondo per gli interventi immediati (Immediate Response Account) per evitare tagli nelle razioni. Tuttavia, sono necessare risorse aggiuntive per provvedere ai rifugiati sino al loro rientro.
La scarsità di fondi ha minacciato anche alcune operazioni di rimpatrio. Lo si vede, ad esempio, nella lentezza dei rientri di circa 50.000 profughi ruandesi che si trovano in 14 paesi africani. Attualmente, il PAM può fornire loro solo un mese di razioni alimentari per coprire i bisogni nella prima fase del rientro. Dopo oltre dieci ani di esilio, molti ruandesi non hanno alcun prospettiva una volta tornati nel loro paese: spesso non hanno un campo da coltivare o un lavoro. Senza la prospettiva di un po’ di cibo da usare nel periodo in cui si sistemano, ben pochi hanno voglia di ritornare.
Con queste, e molte altre, operazioni seriamente sottofinanziate, i responsabili di PAM e UNHCR hanno espresso la loro preoccupazione per le proposte dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio di ridurre le donazioni in natura di cibo.
“I rifugiati hanno un potere d’acquisto e un impatto sul commercio agricolo internazionale prossimi allo zero”, ha detto Guterres. “In una situazione in cui già dobbiamo fronteggiare molte difficoltà per fornire loro le razioni base per la sopravvivenza, è difficile capire perché dovremmo limitare ancor di più le opzioni a nostra disposizione”.