Skip to main content

Appello ai donatori: il fondo d'emergenza del PAM sta calando in modo preoccupante

Roma, 28-03-06 (comunicato stampa) - Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) è impegnato nell’enorme sfida di sfamare oltre 50 milioni di persone in Africa – e in situazioni di gravissima crisi come quella del Corno d’Africa. Tuttavia, l’agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti alimentari ha reso noto oggi che molte di queste persone possono continuare ad usufruire degli aiuti alimentari solo perchè essa ha fatto abbondantemente ricorso ai propri fondi d’emergenza per riuscire ad alleviare la sofferenza e la fame.

Nonostante i continui appelli alla comunità internazionale a sostegno delle proprie operazioni in Africa, una grande scarsità di donazioni a favore dei progetti ha costretto il PAM ad attingere in misura crescente alle proprie riserve per poter finanziare bisogni alimentari immediati, contando su future contributi da parte dei donatori.

“Abbiamo a nostra disposizione dei meccanismi finanziari che ci permettono di rispondere alle emergenze e impedire che le persone muoiano di fame anche se le donazioni non arrivano immediatamente. Ma non potremo continuare ad usare questi meccanismi se la comunità internazionale non si mobilita per ricostituire i nostri fondi”, ha dichiarato James Morris, Direttore Esecutivo del PAM.

Il PAM, nel 2005, ha fatto ricorso a questo Conto come mai in passato, attingendovi oltre 100 milioni di dollari. Purtroppo, il Conto non ha ricevuto contributi adeguati a ripianare l’esborso per i diversi prestiti, toccando oggi il livello più basso: meno di 20 milioni di dollari.

Fondi tratti dalle riserve del Conto sono anche stati utilizzati nella seconda metà dell’anno scorso, quando l’appello urgente per sfamare milioni di persone in Africa meridionale non ha avuto una risposta tale da coprire il periodo più critico – il cosiddetto “hunger gap” – tra dicembre 2005 e aprile 2006. Con circa 113 milioni di dollari si sono potuti consegnare aiuti alimentari a circa 9,3 milioni di persone in sei diversi paesi. Alcune contribuzioni hanno già consentito di recuperare i due terzi dei fondi presi in prestito per l’emergenza ma mancano ancora 37 milioni di dollari. Ciò si aggiunge agli sforzi che il PAM compie per finanziare programmi già avviati per sfamare milioni di persone bisognose in questo continente in cui i problemi legati all’epidemia di HIV/AIDS causeranno una forte insicurezza alimentare per anni.

Le vittime di disastri non possono permettersi di aspettare che gli aiuti arrivino: dobbiamo essere pronti a fornire assistenza il più rapidamente possibileJames Morris, Direttore Esecutivo del PAM

“Le vittime di disastri non possono permettersi di aspettare che gli aiuti arrivino: dobbiamo essere pronti a fornire assistenza il più rapidamente possibile” ha dichiarato Morris. “Mentre siamo continuamente sollecitati a rispondere alle crisi, facciamo un appello urgente alla comunità internazionale per ricordare che noi possiamo fornire soltanto l’aiuto che noi stessi riceviamo, sia esso in denaro o in natura. Ogni centesimo che spendiamo per sfamare che ha bisogno può arrivare solo dalle donazioni”.

Oltre che per l’Africa australe, il PAM ha dovuto attingere in maniera sostanziale alle proprie riserve anche per le operazioni nella Repubblica Democratica del Congo e in Sudan, per le quali si richiede una generosa risposta dei donatori. “Il PAM ha accolto con favore il nuovo e ampliato Fondo Centrale di Risposta alle Emergenze (CERF) delle Nazioni Unite, inaugurato all’inizio di questo mese. Questo tentativo per avere finanziamenti più regolari cui affidarsi è complementare e non sostituisce il nostro meccanismo interno dell’IRA”, ha dichiarato Morris.